Cose di spirito
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Messaggio Da Admin Sab Nov 02, 2019 2:34 pm

La Fratellanza - Fraternità: file ricerca tematica in italiano


LA FRATELLANZA
(Come viene descritta dai rivelatori del Libro di Urantia e da Gesù)

Il Manifesto della Fratellanza

(1010.4) 92:5.16 Il futuro di Urantia sarà caratterizzato senza dubbio dall’apparizione d’insegnanti della verità religiosa — la Paternità di Dio e la fraternità di tutte le creature. Ma si deve sperare che gli ardenti e sinceri sforzi di questi futuri profeti saranno diretti meno verso il rafforzamento delle barriere interreligiose e più verso l’accrescimento della fratellanza religiosa dell’adorazione spirituale tra i numerosi seguaci delle differenti teologie intellettuali così caratteristiche di Urantia di Satania.

(1175.1) 106:9.12 Per le creature materiali, evoluzionarie e finite una vita basata sul vivere la volontà del Padre porta direttamente al raggiungimento della supremazia spirituale nell’arena della personalità e conduce tali creature un po’ più vicine alla comprensione del Padre-Infinito. Una vita così incentrata sul Padre è fondata sulla verità, sensibile alla bellezza e dominata dalla bontà. Questa persona che conosce Dio è interiormente illuminata dall’adorazione ed esteriormente consacrata al servizio sincero della fratellanza universale di tutte le personalità, un ministero di servizio pieno di misericordia e motivato dall’amore, mentre tutte queste qualità di vita sono unificate nella personalità in evoluzione sui livelli in continua ascesa di saggezza cosmica, di autorealizzazione, di scoperta di Dio e di adorazione del Padre.

(1781.3) 160:5.7 La religione di Gesù trascende tutti i nostri concetti precedenti dell’idea di adorazione, nel senso che non solo egli descrive suo Padre come l’ideale della realtà infinita, ma dichiara positivamente che questa sorgente divina di valori e centro eterno dell’universo è veramente e personalmente raggiungibile da ogni creatura mortale che sceglie di entrare nel regno dei cieli sulla terra, riconoscendo così l’accettazione della filiazione con Dio e della fratellanza con gli uomini. Questo, a mio avviso, è il più alto concetto di religione che il mondo abbia mai conosciuto, ed io proclamo che non ce ne potrà mai essere uno di più elevato, poiché questo vangelo abbraccia l’infinità delle realtà, la divinità dei valori e l’eternità delle realizzazioni universali. Un tale concetto costituisce il compimento dell’esperienza dell’idealismo del supremo e dell’ultimo.
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(1091.Cool 99:5.9 L’uomo primitivo faceva pochi sforzi per esprimere con parole le sue convinzioni religiose. La sua religione era espressa con la danza più che con il pensiero. Gli uomini moderni hanno ideato molte credenze ed hanno creato molte norme di fede religiosa. Le future persone religiose devono vivere esteriormente la loro religione, devono dedicare se stessi al servizio generoso della fratellanza dell’uomo. È giunta l’ora che l’uomo abbia un’esperienza religiosa così personale e così sublime da poter essere realizzata ed espressa solo con “sentimenti che siano troppo profondi per essere espressi con delle parole”.

(2091.1) 196:1.5 L’aspirazione dei credenti al regno non dovrebbe essere quella d’imitare alla lettera la vita esteriore di Gesù nella carne, ma piuttosto di condividere la sua fede; di avere fiducia in Dio come egli aveva fiducia in Dio e di credere negli uomini come egli credeva negli uomini. Gesù non argomentò mai sulla paternità di Dio o sulla fratellanza degli uomini; egli era un’illustrazione vivente dell’una ed una manifestazione profonda dell’altra.





7. La parte ed il tutto

(137.4) 12:7.1 In tutto il tempo e lo spazio e nei confronti di tutta la realtà di qualsiasi natura, opera una legge inesorabile ed impersonale che è equivalente alla funzione di una provvidenza cosmica. La misericordia caratterizza il comportamento amorevole di Dio verso l’individuo; l’imparzialità motiva il comportamento di Dio verso la totalità. La volontà di Dio non prevale necessariamente nella parte — nel cuore di ciascuna personalità — ma la sua volontà governa effettivamente il tutto, l’universo degli universi.
(137.5) 12:7.2 In tutti i rapporti con tutti i suoi esseri è vero che le leggi di Dio non sono intrinsecamente arbitrarie. A voi, con la vostra visione limitata ed il vostro punto di vista finito, gli atti di Dio devono spesso sembrare arbitrari e dittatoriali. Le leggi di Dio sono semplicemente le abitudini di Dio, il suo solito modo di fare le cose; ed egli fa sempre bene tutte le cose. Voi notate che Dio fa la stessa cosa nella stessa maniera, in modo ripetitivo, semplicemente perché quello è il modo migliore di fare quella cosa particolare in una data circostanza; ed il modo migliore è il modo giusto. Per questo la saggezza infinita ordina sempre che ciò sia fatto in quella maniera precisa e perfetta. Dovreste anche ricordare che la natura non è l’atto esclusivo della Deità; altre influenze sono presenti nei fenomeni che l’uomo chiama natura.
(137.6) 12:7.3 È incompatibile con la natura divina subire un qualsiasi tipo di deterioramento o permettere l’esecuzione di un atto puramente personale in un modo imperfetto. Si deve tuttavia precisare che, se nella divinità di qualsiasi situazione, nel caso estremo di qualsiasi circostanza, in un qualche caso in cui il corso della saggezza suprema indicasse la necessità di una condotta diversa — se le esigenze della perfezione dovessero per qualche ragione dettare un altro tipo migliore di risposta, allora il Dio infinitamente saggio opererebbe subito nel modo migliore e più appropriato. Ciò sarebbe l’espressione di una legge superiore, non la revoca di una legge inferiore.
(137.7) 12:7.4 Dio non è uno schiavo vincolato dall’abitudine alla ripetizione cronica dei suoi atti volontari. Non c’è conflitto tra le leggi dell’Infinito; esse sono tutte perfezioni della natura infallibile; sono tutti atti indiscussi che esprimono decisioni impeccabili. La legge è la reazione immutabile di una mente infinita, perfetta e divina. Gli atti di Dio sono tutti volitivi nonostante questa apparente identità. In Dio non c’è “alcuna mutevolezza né ombra di cambiamento”. Ma tutto ciò che si può dire di vero del Padre Universale non può essere detto con altrettanta certezza di tutte le sue intelligenze subordinate o delle sue creature evoluzionarie.
(137.Cool 12:7.5 Poiché Dio è immutabile, potete essere certi che in tutte le circostanze ordinarie egli farà la stessa cosa nello stesso identico modo abituale. Dio è garanzia di stabilità per tutte le cose e tutti gli esseri creati. Egli è Dio; perciò non cambia.
(138.1) 12:7.6 E tutta questa costanza di condotta ed uniformità d’azione è personale, cosciente ed altamente volitiva, perché il grande Dio non è uno schiavo impotente della propria perfezione ed infinità. Dio non è una forza automatica che agisce da se stessa; non è un potere servile soggiogato alla legge. Dio non è né un’equazione matematica né una formula chimica. Egli è una personalità primordiale e con libera volontà. Egli è il Padre Universale, un essere sovraccarico di personalità e la fonte universale di tutte le personalità delle creature.
(138.2) 12:7.7 La volontà di Dio non prevale in modo uniforme nel cuore dei mortali materiali che cercano Dio, ma se si amplia il quadro del tempo oltre il momento fino ad abbracciare l’insieme della prima vita, allora la volontà di Dio diviene sempre più discernibile nei frutti spirituali che sono nati nella vita dei figli di Dio guidati dallo spirito. E poi, se si amplia ulteriormente la vita umana fino ad includere l’esperienza morontiale, si vede risplendere la volontà divina sempre più vivida negli atti spiritualizzanti di quelle creature del tempo che hanno cominciato a gustare le gioie divine insite nell’esperienza della relazione della personalità umana con la personalità del Padre Universale.
(138.3) 12:7.8 La Paternità di Dio e la fratellanza degli uomini presentano il paradosso della parte e del tutto al livello della personalità. Dio ama ogni individuo come un singolo figlio della famiglia celeste. Tuttavia Dio ama in questo modo tutti gl’individui; non fa eccezione di persone, e l’universalità del suo amore fa nascere una relazione d’insieme, la fratellanza universale.
(138.4) 12:7.9 L’amore del Padre individualizza in modo assoluto ogni personalità come un figlio unico del Padre Universale, un figlio senza duplicato nell’infinità, una creatura dotata di volontà insostituibile in tutta l’eternità. L’amore del Padre glorifica ogni figlio di Dio, illuminando ogni membro della famiglia celeste, delineando chiaramente la natura unica di ogni essere personale rispetto ai livelli impersonali che sono al di fuori del circuito fraterno del Padre di tutti. L’amore di Dio descrive in maniera sorprendente il valore trascendente di ogni creatura dotata di volontà e rivela infallibilmente l’alto valore che il Padre Universale attribuisce a ciascuno dei suoi figli, dalla personalità creatrice più elevata di status paradisiaco fino alla personalità più umile avente dignità volitiva tra le tribù selvagge di uomini agli albori della specie umana su un mondo evoluzionario del tempo e dello spazio.
(138.5) 12:7.10 Questo stesso amore di Dio per l’individuo porta all’esistenza la famiglia divina di tutti gl’individui, la fratellanza universale dei figli del Padre del Paradiso dotati di libero arbitrio. E questa fratellanza, essendo universale, è una relazione dell’insieme. La fratellanza, quando è universale, rivela non le relazioni di ciascuno ma le relazioni di tutti. La fratellanza è una realtà dell’insieme e perciò rivela qualità del tutto in contrapposizione a qualità della parte.
(138.6) 12:7.11 La fratellanza costituisce un fatto di relazioni tra tutte le personalità dell’esistenza universale. Nessuna persona può sfuggire ai benefici o agli svantaggi che possono derivare come risultato di relazioni con altre persone. La parte trae vantaggio oppure danno in proporzione al tutto. Lo sforzo positivo di ogni uomo giova a tutti gli uomini; l’errore o il male di ciascun uomo accresce la sofferenza di tutti gli uomini. Come si muove la parte, così si muove il tutto. Come progredisce il tutto, così progredisce la parte. Le velocità relative della parte e del tutto determinano se la parte è ritardata dall’inerzia del tutto o se è spinta in avanti dall’impulso della fratellanza cosmica.
(139.1) 12:7.12 È un mistero che Dio sia un essere autocosciente altamente personale con una sede residenziale e che allo stesso tempo sia personalmente presente in un così vasto universo e personalmente in contatto con un numero pressoché infinito di esseri. Il fatto che questo fenomeno sia un mistero al di là della comprensione umana non dovrebbe minimamente diminuire la vostra fede. Non consentite che la vastità dell’infinità, l’immensità dell’eternità, la magnificenza e la gloria dell’incomparabile carattere di Dio vi atterriscano, vi facciano vacillare o vi scoraggino; perché il Padre non è molto lontano da nessuno di voi; egli dimora in voi, ed in lui noi tutti letteralmente ci muoviamo, effettivamente viviamo e veramente abbiamo il nostro essere.
(139.2) 12:7.13 Sebbene il Padre del Paradiso funzioni tramite i suoi creatori divini ed i suoi figli creature, si compiace anche del contatto interiore più intimo con voi, un contatto così sublime e così altamente personale da oltrepassare anche la mia comprensione — quella misteriosa comunione di un frammento del Padre con l’anima umana e con la mente mortale dove egli effettivamente dimora. Sapendo tanto di questi doni di Dio, voi sapete quindi che il Padre è in intimo contatto non solo con i suoi associati divini, ma anche con i suoi figli mortali evoluzionari del tempo. In verità il Padre dimora in Paradiso, ma la sua presenza divina risiede anche nella mente degli uomini.
(139.3) 12:7.14 Anche se lo spirito di un Figlio è stato profuso su tutta l’umanità, anche se un Figlio ha dimorato un tempo con voi nelle sembianze della carne mortale, anche se i serafini vi proteggono e vi guidano personalmente, qualunque di questi esseri divini del Secondo e del Terzo Centro come potrebbe mai sperare di avvicinarsi tanto a voi o di comprendervi altrettanto pienamente quanto il Padre, che ha donato una parte di se stesso per essere in voi, per essere il vostro reale e divino, ed anche eterno, sé?






1. La predicazione ad Archelaide
(1607.3) 143:1.1 Nella prima metà del mese d’agosto il gruppo apostolico stabilì il suo quartier generale nelle città greche di Archelaide e di Fasaelide, dove essi fecero la loro prima esperienza predicando a delle assemblee composte quasi esclusivamente da Gentili — Greci, Romani e Siriani — poiché pochi Ebrei abitavano in queste due città greche. Nei contatti con questi cittadini romani, gli apostoli incontrarono nuove difficoltà nella proclamazione del messaggio del regno futuro, e s’imbatterono in nuove obiezioni agli insegnamenti di Gesù. In una delle numerose riunioni della sera con i suoi apostoli, Gesù ascoltò attentamente queste obiezioni al vangelo del regno via via che i dodici riferivano le loro esperienze con i soggetti del loro lavoro personale.
(1607.4) 143:1.2 Una domanda posta da Filippo era tipica delle loro difficoltà. Disse Filippo: “Maestro, questi Greci e Romani prendono alla leggera il nostro messaggio, affermando che questi insegnamenti sono adatti soltanto ai deboli e agli schiavi. Essi asseriscono che la religione dei pagani è superiore al nostro insegnamento perché ispira l’acquisizione di un carattere forte, robusto e grintoso. Essi affermano che noi vorremmo convertire tutti gli uomini in deboli esemplari di passivi non oppositori che scomparirebbero subito dalla faccia della terra. Essi ti amano, Maestro, ed ammettono francamente che il tuo insegnamento è celeste ed ideale, ma rifiutano di prenderci sul serio. Essi affermano che la tua religione non è per questo mondo; che gli uomini non possono vivere secondo il tuo insegnamento. Ed ora, Maestro, che cosa diremo a questi Gentili?”
(1607.5) 143:1.3 Dopo che Gesù ebbe ascoltato obiezioni simili al vangelo del regno presentate da Tommaso, Natanaele, Simone Zelota e Matteo, disse ai dodici:
(1608.1) 143:1.4 “Io sono venuto in questo mondo per fare la volontà di mio Padre e per rivelare il suo carattere amorevole a tutta l’umanità. Questa, fratelli miei, è la mia missione. E solo questa cosa farò senza preoccuparmi del travisamento dei miei insegnamenti da parte degli Ebrei e dei Gentili di questo tempo o di un’altra generazione. Ma voi non dovreste lasciarvi sfuggire il fatto che anche l’amore divino ha le sue severe discipline. L’amore di un padre per suo figlio obbliga spesso il padre a frenare gli atti insensati della sua avventata discendenza. Il figlio non sempre comprende i motivi saggi ed affettuosi della restrittiva disciplina del padre. Ma io vi dichiaro che mio Padre in Paradiso governa un universo di universi con l’irresistibile potere del suo amore. L’amore è la più grande di tutte le realtà spirituali. La verità è una rivelazione liberatrice, ma l’amore è la relazione suprema. E qualunque grave errore commettano i vostri simili nell’amministrazione attuale del mondo, in un’epoca futura il vangelo che io vi proclamo governerà questo stesso mondo. Lo scopo ultimo del progresso umano è il riverente riconoscimento della paternità di Dio e la materializzazione amorevole della fratellanza degli uomini.
(1608.2) 143:1.5 “Ma chi vi ha detto che il mio vangelo era destinato solo agli schiavi e ai deboli? Voi, miei apostoli scelti, assomigliate a dei deboli? Giovanni aveva l’aspetto di un debole? Notate che io sia schiavo della paura? È vero, i poveri e gli oppressi di questa generazione hanno il vangelo predicato per loro. Le religioni di questo mondo hanno dimenticato i poveri, ma mio Padre non fa eccezione di persone. Inoltre i poveri di questo tempo sono i primi a prestare attenzione all’invito al pentimento e all’accettazione della filiazione. Il vangelo del regno deve essere predicato a tutti gli uomini — Ebrei e Gentili, Greci e Romani, ricchi e poveri, liberi e schiavi — ed egualmente ai giovani e ai vecchi, ai maschi e alle femmine.
(1608.3) 143:1.6 “Perché mio Padre è un Dio d’amore e si compiace di praticare la misericordia, non imbevetevi dell’idea che il servizio del regno sia di una facilità monotona. L’ascensione al Paradiso è l’avventura suprema di tutti i tempi, la dura conquista dell’eternità. Il servizio del regno sulla terra farà appello a tutta la coraggiosa virilità che voi ed i vostri collaboratori potrete radunare. Molti di voi saranno messi a morte per la vostra fedeltà al vangelo di questo regno. È facile morire sul fronte di una battaglia fisica, quando il vostro coraggio è rafforzato dalla presenza dei vostri compagni di battaglia, ma ci vuole una forma più elevata e profonda di coraggio e di devozione umani per donare la propria vita, serenamente e tutti soli, per l’amore di una verità custodita nel vostro cuore mortale.
(1608.4) 143:1.7 “Oggi i non credenti possono rimproverarvi di predicare un vangelo di non resistenza e di vivere delle vite di non violenza, ma voi siete i primi volontari di una lunga lista di credenti sinceri nel vangelo di questo regno che stupiranno tutta l’umanità con la loro eroica devozione a questi insegnamenti. Nessun esercito del mondo ha mai mostrato più coraggio e audacia di quelli che saranno mostrati da voi e dai vostri leali successori andando per tutto il mondo a proclamare la buona novella — la paternità di Dio e la fratellanza degli uomini. Il coraggio della carne è la forma più bassa di audacia. L’audacia mentale è un tipo più elevato di coraggio umano, ma il coraggio più elevato e supremo è la fedeltà inflessibile alle illuminate convinzioni delle profonde realtà spirituali. Un tale coraggio costituisce l’eroismo degli uomini che conoscono Dio. E voi siete tutti degli uomini che conoscono Dio; voi siete in verità gli associati personali del Figlio dell’Uomo.”


4. La sovranità — divina ed umana

(1486.4) 134:4.1 La fratellanza degli uomini è fondata sulla paternità di Dio. La famiglia di Dio deriva dall’amore di Dio — Dio è amore. Dio il Padre ama divinamente i suoi figli, li ama tutti.
(1486.5) 134:4.2 Il regno dei cieli, il governo divino, è fondato sul fatto della sovranità divina — Dio è spirito. Poiché Dio è spirito, questo regno è spirituale. Il regno dei cieli non è né materiale né puramente intellettuale; è una relazione spirituale tra Dio e l’uomo.
(1486.6) 134:4.3 Se religioni differenti riconoscono la sovranità spirituale di Dio il Padre, allora tutte queste religioni staranno in pace. Solo quando una religione pretende di essere in qualche modo superiore a tutte le altre e di possedere un’autorità esclusiva sulle altre religioni, tale religione avrà l’ardire di essere intollerante verso le altre religioni od oserà perseguitare i credenti delle altre religioni.
(1487.1) 134:4.4 La pace religiosa — la fratellanza — non potrà mai esistere senza che tutte le religioni siano disposte a spogliarsi completamente di ogni autorità ecclesiastica e ad abbandonare totalmente ogni concetto di sovranità spirituale. Dio solo è spirito sovrano.
(1487.2) 134:4.5 Non ci può essere uguaglianza tra le religioni (libertà religiosa) senza guerre di religione fino a che tutte le religioni non consentono di trasferire la sovranità religiosa ad un livello superumano, a Dio stesso.
(1487.3) 134:4.6 Il regno dei cieli nel cuore degli uomini creerà l’unità religiosa (non necessariamente l’uniformità) perché ciascun gruppo religioso composto da tali credenti religiosi sarà privo di ogni nozione di autorità ecclesiastica — di sovranità religiosa.
(1487.4) 134:4.7 Dio è spirito, e Dio dona un frammento del suo essere spirituale perché dimori nel cuore dell’uomo. Spiritualmente tutti gli uomini sono uguali. Il regno dei cieli è privo di caste, di classi, di livelli sociali e di gruppi economici. Voi siete tutti fratelli.
(1487.5) 134:4.8 Ma quando si perde di vista la sovranità spirituale di Dio il Padre, qualche religione comincerà ad affermare la sua superiorità sulle altre religioni; ed allora, invece di pace sulla terra e buona volontà tra gli uomini, cominceranno i dissensi, le recriminazioni e persino le guerre di religione, o almeno le guerre tra persone religiose.
(1487.6) 134:4.9 Gli esseri dotati di libero arbitrio che si considerano uguali, a meno di non riconoscersi mutualmente sottomessi ad una qualche supersovranità, ad una qualche autorità superiore a loro, presto o tardi saranno tentati di mettere alla prova la loro abilità di acquisire potere ed autorità sulle altre persone e sugli altri gruppi. Il concetto di uguaglianza porta la pace solo se è riconosciuta reciprocamente l’influenza del supercontrollo di una supersovranità.
(1487.7) 134:4.10 Gli uomini religiosi di Urmia vivevano insieme in relativa pace e tranquillità perché avevano totalmente rinunciato a tutte le loro nozioni di sovranità religiosa. Spiritualmente essi credevano tutti in un Dio sovrano; socialmente, la totale ed incontestabile autorità risiedeva nel capo che li presiedeva — Cymboyton. Essi sapevano bene che cosa sarebbe accaduto ad un insegnante che avesse preteso di spadroneggiare sui suoi colleghi. Non ci può essere pace religiosa durevole su Urantia fino a che tutti i gruppi religiosi non rinunciano spontaneamente ai loro concetti di favore divino, di popolo eletto e di sovranità religiosa. Solo quando Dio il Padre diviene supremo gli uomini diverranno fratelli nella religione e vivranno insieme in pace religiosa sulla terra.
Le Donne nel Vangelo

(2065.2) 194:3.14 Prima degli insegnamenti di Gesù, che culminarono nella Pentecoste, le donne avevano poca o nessuna considerazione nelle dottrine delle religioni antiche. Dopo la Pentecoste, nella fraternità del regno la donna fu di fronte a Dio su un piano d’uguaglianza con l’uomo. Tra i centoventi che ricevettero questa visitazione speciale dello spirito c’erano molte delle donne discepole, ed esse condivisero queste benedizioni equamente con gli uomini credenti. L’uomo non può più pretendere di monopolizzare il ministero del servizio religioso. Il Fariseo poteva andare a ringraziare Dio per “non essere nato donna, lebbroso o Gentile”, ma tra i seguaci di Gesù le donne sono state liberate per sempre da ogni discriminazione religiosa basata sul sesso. La Pentecoste ha cancellato ogni discriminazione religiosa fondata sulla distinzione razziale, sulle differenze culturali, sulle caste sociali o sul pregiudizio del sesso. Non c’è da meravigliarsi che questi credenti nella nuova religione abbiano esclamato: “Dov’è lo spirito del Signore, là c’è la libertà.”


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(1088.3) 99:3.2 Il regno dei cieli non è né un ordine sociale né un ordine economico; esso è una fraternità esclusivamente spirituale d’individui che conoscono Dio. È tuttavia vero che una tale fraternità è in se stessa un nuovo e sorprendente fenomeno sociale accompagnato da stupefacenti ripercussioni politiche ed economiche.


(1930.1) 178:1.4 La filiazione nel regno, dal punto di vista di una civiltà in progresso, dovrebbe aiutarvi a divenire i cittadini ideali dei regni di questo mondo, poiché la fratellanza ed il servizio sono le pietre angolari del vangelo del regno. L’appello all’amore del regno spirituale dovrebbe rivelarsi come il distruttore efficace della spinta all’odio dei cittadini non credenti e bellicosi dei regni terreni. Ma questi figli materialisti che vivono nelle tenebre non conosceranno mai la vostra luce spirituale di verità se voi non vi accostate strettamente a loro con quel servizio sociale disinteressato che è il risultato naturale della produzione dei frutti dello spirito nell’esperienza di vita di ogni singolo credente.
(1930.2) 178:1.5 In quanto uomini mortali e materiali, voi siete in verità cittadini dei regni terreni, e dovreste essere buoni cittadini, i migliori essendo voi divenuti figli spirituali rinati del regno celeste. In quanto figli del regno dei cieli illuminati dalla fede e liberati dallo spirito, voi siete di fronte ad una duplice responsabilità, il dovere verso gli uomini e il dovere verso Dio, mentre assumete volontariamente un terzo obbligo sacro, quello di servire la fraternità dei credenti che conoscono Dio.
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(1932.2) 178:1.17 In tutte le vicissitudini della vita ricordatevi sempre di amarvi gli uni con gli altri. Non combattete contro gli uomini, nemmeno contro i non credenti. Mostrate misericordia anche verso coloro che abusano perfidamente di voi. Mostrate di essere cittadini leali, artigiani onesti, vicini degni di lode, parenti devoti, genitori comprensivi e credenti sinceri nella fraternità del regno del Padre. Ed il mio spirito sarà su di voi, ora ed anche sino alla fine del mondo.






1. Il nuovo comandamento

(1944.4) 180:1.1 Dopo pochi istanti di conversazione informale, Gesù si alzò e disse: “Quando vi ho rappresentato una parabola indicante come dovreste essere disposti a servirvi l’un l’altro, ho detto che desideravo darvi un nuovo comandamento; e vorrei farlo ora che sto per lasciarvi. Voi conoscete bene il comandamento che ordina di amarvi l’un l’altro; di amare il vostro prossimo come voi stessi. Ma io non sono pienamente soddisfatto nemmeno di questa devozione sincera da parte dei miei figli. Vorrei vedervi compiere degli atti d’amore ancora più grandi nel regno della fraternità dei credenti. E così vi do questo nuovo comandamento: che vi amiate l’un l’altro come io ho amato voi. E da ciò tutti gli uomini sapranno che siete miei discepoli, se vi amate così l’un l’altro.

(1950.2) 180:5.7 Nel regno della fraternità credente di coloro che amano la verità e che conoscono Dio, questa regola d’oro acquisisce qualità viventi di realizzazione spirituale su quei livelli superiori d’interpretazione che portano i figli mortali di Dio a considerare questa ingiunzione del Maestro come la richiesta che essi si relazionino con i propri simili in modo che questi stessi traggano il maggior beneficio possibile dal loro contatto con i credenti. Questa è l’essenza della vera religione: che amiate il vostro prossimo come voi stessi.

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(804.16) 71:4.16 L’apparizione di una vera fratellanza significa che si è pervenuti ad un ordine sociale in cui tutti gli uomini gioiscono nel portare i fardelli l’uno dell’altro; essi desiderano realmente praticare la regola d’oro. Ma una tale società ideale non può essere realizzata fino a che i deboli ed i malvagi sono in attesa di trarre vantaggi ingiusti ed empi da coloro che sono principalmente spinti dalla devozione al servizio della verità, della bellezza e della bontà. In una tale situazione non c’è che una via da seguire: i “praticanti della regola d’oro” possono instaurare una società progressista nella quale vivere secondo i loro ideali, mantenendo un’adeguata difesa contro i loro simili arretrati che possono cercare di sfruttare la loro predilezione per la pace o di distruggere la loro civiltà in progresso.
(804.17) 71:4.17 L’idealismo non può mai sopravvivere su un pianeta in evoluzione se gli idealisti di ogni generazione si lasciano sterminare dagli ordini umani inferiori. Ed ecco il grande test dell’idealismo: può una società evoluta mantenere quell’apparato militare che garantisce la sua sicurezza contro ogni attacco dei suoi vicini bellicosi senza cedere alla tentazione d’impiegare questa forza militare in operazioni offensive contro altri popoli per scopi egoistici o di espansione nazionale? La sopravvivenza nazionale esige una preparazione e solo l’idealismo religioso può impedire che la preparazione si prostituisca divenendo aggressione. Solo l’amore, la fratellanza, può impedire al forte di opprimere il debole.

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(1091.Cool 99:5.9 L’uomo primitivo faceva pochi sforzi per esprimere con parole le sue convinzioni religiose. La sua religione era espressa con la danza più che con il pensiero. Gli uomini moderni hanno ideato molte credenze ed hanno creato molte norme di fede religiosa. Le future persone religiose devono vivere esteriormente la loro religione, devono dedicare se stessi al servizio generoso della fratellanza dell’uomo. È giunta l’ora che l’uomo abbia un’esperienza religiosa così personale e così sublime da poter essere realizzata ed espressa solo con “sentimenti che siano troppo profondi per essere espressi con delle parole”.




(1764.1) 159:1.6 Così Gesù insegnò i pericoli ed illustrò l’iniquità del giudizio personale sui propri simili. La disciplina deve essere mantenuta, la giustizia deve essere amministrata, ma in tutte queste materie la saggezza della fratellanza dovrebbe prevalere. Gesù conferì autorità legislativa e giudiziaria al gruppo, non all’individuo. Anche questo conferimento d’autorità al gruppo non deve essere esercitato come autorità personale. C’è sempre il pericolo che il verdetto di un individuo possa essere falsato dal pregiudizio o distorto dalla passione. Il giudizio di gruppo ha più probabilità di allontanare i pericoli e di eliminare l’iniquità dei pregiudizi personali. Gesù cercò sempre di ridurre al minimo gli elementi d’ingiustizia, di rappresaglia e di vendetta.

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(763.4) 68:1.1 Quando sono posti in stretto contatto gli uomini imparano spesso a simpatizzare gli uni con gli altri, ma gli uomini primitivi non traboccavano per natura di sentimenti fraterni e di desiderio di contatti sociali con i loro simili. Le razze primitive impararono piuttosto attraverso esperienze dolorose che “l’unione fa la forza”; ed è questa mancanza d’attrazione fraterna naturale che ostacola attualmente l’immediata realizzazione della fratellanza dell’uomo su Urantia.

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(1618.6) 144:2.2 “La preghiera è interamente un’espressione personale e spontanea dell’atteggiamento dell’anima verso lo spirito; la preghiera dovrebbe essere la comunione della filiazione e l’espressione della fratellanza. La preghiera, quando è dettata dallo spirito, porta al progresso spirituale cooperativo. La preghiera ideale è una forma di comunione spirituale che conduce all’adorazione intelligente. Il vero pregare è l’atteggiamento sincero di uno slancio verso il cielo per raggiungere i vostri ideali.

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1. L’apparizione a Sicar

(2053.3) 193:1.1 Sabato 13 maggio, verso le quattro del pomeriggio, il Maestro apparve a Nalda e a circa settantacinque credenti samaritani vicino al pozzo di Giacobbe, a Sicar. I credenti avevano l’abitudine di riunirsi in questo luogo, vicino a dove Gesù aveva parlato a Nalda dell’acqua di vita. In questo giorno, appena essi avevano finito di discutere la notizia della risurrezione, Gesù apparve improvvisamente davanti a loro dicendo:
(2053.4) 193:1.2 “La pace sia su di voi. Voi vi rallegrate di sapere che io sono la risurrezione e la vita, ma ciò non vi servirà a nulla se non siete prima nati dallo spirito eterno, che vi porterà a possedere, per mezzo della fede, il dono della vita eterna. Se voi siete i figli per fede di mio Padre non morirete mai; non perirete. Il vangelo del regno vi ha insegnato che tutti gli uomini sono figli di Dio. E questa buona novella concernente l’amore del Padre celeste per i suoi figli terreni deve essere portata a tutto il mondo. È giunto il momento di non adorare Dio né sul Garizim né a Gerusalemme, ma dove siete, come siete, in spirito ed in verità. È la vostra fede che salva la vostra anima. La salvezza è il dono di Dio a tutti coloro che credono di essere figli suoi. Ma non ingannatevi; benché la salvezza sia il dono gratuito di Dio e sia effuso su tutti coloro che lo accettano per fede, ne segue l’esperienza di portare i frutti di questa vita spirituale qual è vissuta nella carne. L’accettazione della dottrina della paternità di Dio implica che voi accettiate apertamente anche la verità associata della fratellanza degli uomini. E se un uomo è vostro fratello, egli è ancora più che il vostro prossimo, che il Padre esige voi amiate come voi stessi. Il vostro fratello, essendo della vostra stessa famiglia, non lo amerete soltanto con affetto familiare, ma lo servirete anche come servireste voi stessi. E voi amerete e servirete così vostro fratello perché, essendo miei fratelli, siete stati amati e serviti così da me. Andate, dunque, in tutto il mondo a proclamare questa buona novella a tutte le creature di ogni razza, tribù e nazione. Il mio spirito vi precederà, ed io sarò sempre con voi.”

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(1098.3) 100:4.6 Voi non potete amare veramente i vostri simili con un semplice atto di volontà. L’amore nasce solo dalla profonda comprensione dei motivi e dei sentimenti del vostro prossimo. Non è così importante amare tutti gli uomini oggi quanto imparare ogni giorno ad amarne uno di più. Se ogni giorno od ogni settimana voi riuscite a comprendere uno in più dei vostri simili, e se questo è il limite della vostra capacità, allora state certamente rendendo sociale e spirituale la vostra personalità. L’amore è contagioso, e quando la devozione umana è intelligente e saggia, l’amore ha più presa dell’odio. Ma solo un amore autentico e disinteressato è veramente contagioso. Se ogni mortale potesse solo diventare un centro di affetto dinamico, questo virus benigno dell’amore pervaderebbe ben presto la corrente emotiva sentimentale dell’umanità al punto che tutta la civiltà sarebbe avviluppata dall’amore, e ciò sarebbe la realizzazione della fratellanza dell’uomo.

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(941.9) 84:7.28 Il matrimonio, con i figli e la conseguente vita familiare, stimola i più alti potenziali della natura umana e fornisce allo stesso tempo il canale ideale per l’espressione di questi attributi vivificati della personalità umana. La famiglia assicura la perpetuazione biologica della specie umana. Il focolare domestico è l’arena sociale naturale nella quale l’etica della fratellanza del sangue può essere colta dai figli che crescono. La famiglia è l’unità fondamentale di fraternità nella quale genitori e figli imparano quelle lezioni di pazienza, di altruismo, di tolleranza e di sopportazione che sono così essenziali alla realizzazione della fratellanza tra tutti gli uomini.



4. La regola di vita

(1650.2) 147:4.1 La sera di questo stesso giorno di sabato, a Betania, mentre Gesù, i dodici ed un gruppo di credenti erano riuniti attorno al fuoco nel giardino di Lazzaro, Natanaele pose a Gesù questa domanda: “Maestro, benché tu ci abbia insegnato la versione positiva dell’antica regola di vita, ordinandoci che dovremmo fare agli altri ciò che vogliamo loro facciano a noi, non capisco pienamente come possiamo attenerci sempre a tale ingiunzione. Permettimi d’illustrare il mio assunto citando l’esempio di un uomo sensuale che guarda maliziosamente la sua futura compagna di peccato. Come possiamo insegnare a quest’uomo malintenzionato che dovrebbe fare agli altri ciò che vorrebbe essi facessero a lui?”
(1650.3) 147:4.2 Quando Gesù udì la domanda di Natanaele, si alzò immediatamente in piedi e, puntando il dito sull’apostolo, disse: “Natanaele, Natanaele! Quale sorta di pensieri conservi nel tuo cuore? Non ricevi i miei insegnamenti come uno che è nato dallo spirito? Non sentite la verità come uomini di saggezza e di comprensione spirituale? Quando vi ho esortato a fare agli altri ciò che vorreste loro facessero a voi, io parlavo a uomini di alti ideali, non a gente che sarebbe stata tentata di distorcere il mio insegnamento in una licenza per incoraggiare cattive azioni.”
(1650.4) 147:4.3 Dopo che il Maestro ebbe parlato, Natanaele si alzò e disse: “Ma, Maestro, non dovresti pensare che io approvi una tale interpretazione del tuo insegnamento. Ho posto la domanda perché supponevo che molti di tali uomini potevano giudicare erroneamente in questo modo la tua raccomandazione, e speravo che ci avresti dato ulteriori istruzioni su queste materie.” E quando Natanaele si fu seduto, Gesù proseguì: “So bene, Natanaele, che la tua mente non approva una tale idea del male, ma sono deluso dal fatto che voi tutti mancate così spesso di presentare un’interpretazione genuinamente spirituale dei miei usuali insegnamenti, istruzione che vi deve essere data in linguaggio umano e nel modo in cui devono parlare gli uomini. Consentitemi ora d’istruirvi sui differenti livelli di significato connessi con l’interpretazione di questa regola di vita, con questa esortazione a ‘fare agli altri ciò che desiderate gli altri facciano a voi’:
(1650.5) 147:4.4 “1. Il livello della carne. Questa interpretazione puramente egoista e sensuale sarebbe ben esemplificata dall’ipotesi della tua domanda.
(1650.6) 147:4.5 “2. Il livello dei sentimenti. Questo piano è un livello più alto di quello della carne ed implica che la simpatia e la pietà elevino la propria interpretazione di questa regola di vita.
(1650.7) 147:4.6 “3. Il livello della mente. Ora entrano in azione il ragionamento della mente e l’intelligenza dell’esperienza. Un buon giudizio detta che una simile regola di vita dovrebbe essere interpretata in armonia con l’idealismo più elevato espresso nella nobiltà di un profondo rispetto di sé.
(1651.1) 147:4.7 “4. Il livello dell’amore fraterno. Ancora più in alto si scopre il livello della devozione disinteressata al benessere dei propri simili. Su questo piano più elevato di servizio sociale sincero scaturito dalla coscienza della paternità di Dio e dal conseguente riconoscimento della fratellanza degli uomini, si scopre un’interpretazione nuova e molto più bella di questa regola di vita fondamentale.
(1651.2) 147:4.8 “5. Il livello morale. Poi, quando raggiungete i veri livelli filosofici dell’interpretazione, quando avete una reale comprensione di ciò che è bene e male delle cose, quando percepite ciò che è eternamente giusto delle relazioni umane, voi comincerete a guardare questo problema dell’interpretazione come immaginereste che una terza persona di mente elevata, idealista, saggia ed imparziale considererebbe ed interpreterebbe una simile esortazione applicata ai vostri problemi personali di adattamento alle vostre situazioni di vita.
(1651.3) 147:4.9 “6. Il livello spirituale. Per ultimo, ma il più alto di tutti, raggiungiamo il livello di percezione dello spirito e d’interpretazione spirituale, che ci spinge a riconoscere in questa regola di vita il comandamento divino di trattare tutti gli uomini come concepiamo che Dio li tratterebbe. Questo è l’ideale universale delle relazioni umane. E questo è il vostro atteggiamento verso tutti questi problemi quando il vostro desiderio supremo è di fare sempre la volontà del Padre. Io vorrei, pertanto, che voi faceste a tutti gli uomini ciò che sapete io farei per loro in simili circostanze.”
(1651.4) 147:4.10 Gesù non aveva detto niente agli apostoli fino ad allora che li avesse maggiormente stupiti. Essi continuarono a discutere a lungo le parole del Maestro dopo che egli si fu ritirato. Mentre Natanaele fu lento a riprendersi dalla sua supposizione che Gesù non avesse capito lo spirito della sua domanda, gli altri furono più che riconoscenti al loro compagno apostolo filosofo per aver avuto il coraggio di porre una tale domanda che stimolava alla riflessione.



4. La decima apparizione (a Filadelfia)  (il termine morontiale si riferisce ai corpi nel dopo morte, corpi meno fisici)

(2041.4) 191:4.1 La decima manifestazione morontiale di Gesù al riconoscimento dei mortali avvenne poco dopo le otto di martedì 11 aprile a Filadelfia, dove egli si mostrò ad Abner, a Lazzaro e a circa centocinquanta loro associati, inclusi più di cinquanta membri del corpo evangelico dei settanta. Questa apparizione avvenne appena dopo l’inizio di una riunione speciale nella sinagoga, che era stata convocata da Abner per discutere la crocifissione di Gesù ed il più recente resoconto della risurrezione che era stato portato dal messaggero di Davide. Poiché il Lazzaro risuscitato era ora un membro di questo gruppo di credenti, non era difficile per loro credere all’annuncio che Gesù era risuscitato dalla morte.
(2041.5) 191:4.2 La riunione nella sinagoga stava giusto per essere aperta da Abner e da Lazzaro, che erano insieme sul pulpito, quando tutto l’uditorio di credenti vide la forma del Maestro apparire improvvisamente. Egli si fece avanti dal luogo in cui era apparso tra Abner e Lazzaro, nessuno dei quali l’aveva notato, e salutando l’assemblea disse:
(2041.6) 191:4.3 “La pace sia su di voi. Voi tutti sapete che abbiamo un solo Padre in cielo e che c’è un solo vangelo del regno — la buona novella del dono della vita eterna che gli uomini ricevono grazie alla fede. Mentre gioite nella vostra fedeltà al vangelo, pregate il Padre della verità di spargere nel vostro cuore un nuovo e più grande amore per i vostri fratelli. Voi dovete amare tutti gli uomini come io ho amato voi; dovete servire tutti gli uomini come io ho servito voi. Con simpatia comprensiva ed affetto fraterno, accogliete nella comunità tutti i vostri fratelli che si dedicano alla proclamazione della buona novella, siano essi Ebrei o Gentili, Greci o Romani, Persiani o Etiopi. Giovanni ha proclamato il regno in anticipo; voi avete predicato il vangelo in potenza; i Greci insegnano già la buona novella; ed io manderò presto lo Spirito della Verità nell’anima di tutti questi miei fratelli che hanno consacrato così generosamente la loro vita all’illuminazione dei loro simili che sono immersi nelle tenebre spirituali. Voi siete tutti figli della luce; perciò non incespicate negli intrighi equivoci del sospetto mortale e dell’intolleranza umana. Se siete nobilitati dalla grazia della fede ad amare i non credenti, non dovreste amare altrettanto anche coloro che sono i vostri compagni credenti nella grandissima famiglia della fede? Ricordatevi, da come vi amate gli uni con gli altri tutti gli uomini sapranno che siete miei discepoli.
(2042.1) 191:4.4 “Andate dunque in tutto il mondo a proclamare questo vangelo della paternità di Dio e della fratellanza degli uomini a tutte le nazioni e razze, e siate sempre saggi nella vostra scelta dei metodi per presentare la buona novella alle differenti razze e tribù dell’umanità. Voi avete ricevuto liberalmente questo vangelo del regno, e darete liberalmente la buona novella a tutte le nazioni. Non temete la resistenza del male, perché io sono sempre con voi, sino alla fine stessa delle ere. E lascio con voi la mia pace.”



(2017.Cool 188:4.13 L’intera idea del riscatto dell’espiazione pone la salvezza su un piano d’irrealtà; un tale concetto è puramente filosofico. La salvezza umana è reale; essa è basata su due realtà che possono essere colte dalla fede della creatura ed incorporate così nell’esperienza umana individuale: il fatto della paternità di Dio e la sua verità correlata, la fratellanza degli uomini. È vero, dopotutto, che vi saranno “rimessi i vostri debiti, così come voi li rimettete ai vostri debitori”.

(2061.6) 194:2.8 Gesù visse una vita che è una rivelazione dell’uomo sottomesso alla volontà del Padre, non un esempio che ciascuno dovrebbe tentare di seguire alla lettera. Questa vita nella carne, con la sua morte sulla croce e la risurrezione successiva, divennero subito un nuovo vangelo del riscatto che era stato pagato così per riscattare l’uomo dalla presa del maligno — dalla condanna di un Dio offeso. Ciò nonostante, benché il vangelo sia stato grandemente distorto, rimane il fatto che questo nuovo messaggio a proposito di Gesù conservò molte delle verità e degli insegnamenti fondamentali del vangelo iniziale del regno. E presto o tardi queste verità nascoste della paternità di Dio e della fratellanza degli uomini emergeranno per trasformare efficacemente la civiltà di tutta l’umanità.









La mancata applicazione della fratellanza tra gli uomini e la conseguenze esaltazione della risurrezione di Gesù

(2051.4) 192:4.7 Giovedì sera gli apostoli tennero una meravigliosa riunione in questa stanza superiore e s’impegnarono tutti ad uscire in pubblico per predicare il nuovo vangelo del Signore risorto, salvo Tommaso, Simone Zelota e i gemelli Alfeo. Già erano iniziati i primi passi della trasformazione del vangelo del regno — la filiazione con Dio e la fratellanza con gli uomini — in una proclamazione della risurrezione di Gesù. Natanaele si oppose a questo cambiamento nel contesto del loro messaggio pubblico, ma non riuscì a contrastare l’eloquenza di Pietro, né a vincere l’entusiasmo dei discepoli, specialmente quello delle donne credenti.

(1856.6) 169:4.8 Per gli Ebrei, Elohim era il Dio degli dei, mentre Yahweh era il Dio d’Israele. Gesù accettò il concetto di Elohim e chiamò Dio questo gruppo di esseri supremi. In luogo del concetto di Yahweh, la deità razziale, egli introdusse l’idea della paternità di Dio e della fratellanza mondiale degli uomini. Egli elevò il concetto di Yahweh di un Padre razziale deificato all’idea di un Padre di tutti i figli degli uomini, un Padre divino del singolo credente. Ed inoltre insegnò che questo Dio degli universi e questo Padre di tutti gli uomini erano una sola e stessa Deità del Paradiso.

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(1603.5) 142:7.4 Egli chiarì poi che “l’idea del regno” non era il modo migliore per illustrare la relazione dell’uomo con Dio; che egli impiegava queste figure retoriche perché il popolo ebreo era in attesa del regno e perché Giovanni aveva predicato in termini del regno futuro. Gesù disse: “Le persone di un’altra epoca comprenderanno meglio il vangelo del regno quando sarà presentato in termini che esprimono le relazioni di famiglia — quando l’uomo comprenderà la religione come l’insegnamento della paternità di Dio e della fratellanza dell’uomo, la filiazione con Dio.” Poi il Maestro parlò abbastanza a lungo della famiglia terrena come di un’illustrazione della famiglia celeste, ripetendo le due leggi fondamentali della vita: il primo comandamento d’amore per il padre, il capo della famiglia, ed il secondo comandamento d’amore reciproco tra i figli, amare tuo fratello come te stesso. E spiegò poi che questa qualità d’affetto fraterno si sarebbe invariabilmente manifestata nel servizio sociale amorevole e disinteressato.

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(1732.1) 155:6.8 Ogni razza dell’umanità ha un suo punto di vista mentale sull’esistenza umana; la religione della mente deve perciò adattarsi sempre a questi vari punti di vista razziali. Le religioni d’autorità non arriveranno mai ad unificarsi. L’unità umana e la fratellanza dei mortali possono essere realizzate soltanto dal dono superiore della religione dello spirito. Le menti razziali possono differire, ma in tutta l’umanità risiede lo stesso spirito divino ed eterno. La speranza di una fraternità umana può essere realizzata solo quando, e nella misura in cui, le divergenti religioni mentali d’autorità diverranno impregnate e dominate dalla religione unificante e nobilitante dello spirito — la religione dell’esperienza spirituale personale.

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(1001.10) 91:8.6 La preghiera può essere la domanda infantile dell’impossibile o l’implorazione matura per la crescita morale ed il potere spirituale. Una supplica può essere per il pane quotidiano o può incorporare un desiderio sincero di trovare Dio e di fare la sua volontà. Può essere una richiesta interamente egoistica o un gesto sincero e splendido verso la realizzazione di una fratellanza disinteressata.
10. “Nostra religione” (Gesù istruiva Ganid, un giovane indiano e lui si « inventa » quello che chiama la nostra religione, ossia la religione predicata da Gesù, il Gesuanesimo)

(1453.3) 131:10.1 Dopo l’arduo lavoro per effettuare questa compilazione degli insegnamenti delle religioni del mondo concernenti il Padre del Paradiso, Ganid s’impegnò nel compito di formulare quello che considerava un riassunto della credenza alla quale era pervenuto riguardo a Dio come risultato dell’insegnamento di Gesù. Questo giovane aveva preso l’abitudine di chiamare queste credenze la “nostra religione”. Queste furono le sue annotazioni:
(1453.4) 131:10.2 “Il Signore nostro Dio è un Signore unico, e voi dovreste amarlo con tutta la vostra mente e con tutto il vostro cuore mentre fate del vostro meglio per amare tutti i suoi figli come amate voi stessi. Questo unico Dio è nostro Padre celeste nel quale tutte le cose consistono e che dimora, con il suo spirito, in ogni anima umana sincera. E noi che siamo i figli di Dio dovremmo imparare ad affidare a lui la custodia della nostra anima come ad un Creatore fedele. Con il nostro Padre celeste tutte le cose sono possibili. Poiché egli è il Creatore, avendo fatto tutte le cose e tutti gli esseri, non potrebbe essere altrimenti. Benché non possiamo vedere Dio, possiamo conoscerlo. E vivendo quotidianamente la volontà del Padre che è nei cieli possiamo rivelarlo ai nostri simili.
(1453.5) 131:10.3 “Le ricchezze divine del carattere di Dio devono essere infinitamente profonde ed eternamente sagge. Noi non possiamo scoprire Dio mediante la conoscenza, ma possiamo conoscerlo nel nostro cuore per mezzo dell’esperienza personale. Sebbene la sua giustizia sia al di là della nostra conoscenza, la sua misericordia può essere ricevuta dall’essere più umile della terra. Sebbene il Padre riempia l’universo, vive anche nel nostro cuore. La mente dell’uomo è umana, mortale, ma lo spirito dell’uomo è divino, immortale. Dio non solo è onnipotente ma anche infinitamente saggio. Se i nostri genitori terreni, le cui tendenze sono cattive, sanno come amare i loro figli e dare loro cose buone, quanto più il buon Padre celeste deve sapere come amare saggiamente i suoi figli terreni e concedere loro adeguate benedizioni.
(1454.1) 131:10.4 “Il Padre celeste non tollererà che un solo figlio sulla terra perisca se quel figlio desidera trovare il Padre e anela sinceramente ad essere simile a lui. Il nostro Padre ama anche i malvagi ed è sempre buono con gli ingrati. Se più esseri umani potessero solo conoscere la bontà di Dio, sarebbero certamente portati a pentirsi della loro cattiveria e ad abbandonare tutti i peccati conosciuti. Tutte le cose buone provengono dal Padre della luce, nel quale non c’è né mutabilità né ombra di cambiamento. Lo spirito del vero Dio è nel cuore dell’uomo. Dio vuole che tutti gli uomini siano fratelli. Quando gli uomini cominciano a cercare Dio, è evidente che Dio ha trovato loro e che essi cercano di conoscere lui. Noi viviamo in Dio e Dio dimora in noi.
(1454.2) 131:10.5 “Non mi accontenterò più di credere che Dio è il Padre di tutto il mio popolo; d’ora in poi crederò che egli è anche mio Padre. Cercherò sempre di adorare Dio con l’aiuto dello Spirito della Verità, che è il mio aiuto quando sono realmente giunto a conoscere Dio. Ma prima di tutto praticherò il culto di Dio imparando a fare la volontà di Dio sulla terra; farò cioè del mio meglio per trattare ciascuno dei miei simili mortali esattamente come penso che Dio vorrebbe che li tratti. E quando viviamo questo tipo di vita nella carne possiamo chiedere molte cose a Dio ed egli soddisferà il desiderio del nostro cuore affinché possiamo essere meglio preparati a servire i nostri simili. Tutto questo servizio amorevole dei figli di Dio accresce la nostra capacità di ricevere e di provare le gioie del cielo, i piaceri superiori del ministero dello spirito del cielo.
(1454.3) 131:10.6 “Ringrazierò Dio tutti i giorni per i suoi ineffabili doni; lo loderò per le sue opere meravigliose a favore dei figli degli uomini. Per me egli è l’Onnipotente, il Creatore, il Potere e la Misericordia, ma più di tutto egli è il mio Padre spirituale, ed in quanto suo figlio terreno io mi farò avanti un giorno per vederlo. Il mio precettore mi ha detto che cercandolo diverrò simile a lui. Per mezzo della fede in Dio ho raggiunto la pace con lui. Questa nostra nuova religione è piena di gioia e genera una felicità duratura. Ho fiducia che gli sarò fedele fino alla morte e che riceverò certamente la corona della vita eterna.
(1454.4) 131:10.7 “Sto imparando a mettere tutto alla prova e ad aderire a ciò che è bene. Farò ai miei simili tutto quello che vorrei fosse fatto a me. Per mezzo di questa nuova fede io so che l’uomo può divenire figlio di Dio, ma sono talvolta terrificato quando mi fermo a pensare che tutti gli uomini sono miei fratelli, tuttavia ciò deve essere vero. Non vedo come io possa gioire della paternità di Dio mentre rifiuto di accettare la fratellanza degli uomini. Chiunque fa appello al nome del Signore sarà salvato. Se questo è vero, allora tutti gli uomini devono essere miei fratelli.
(1454.5) 131:10.8 “D’ora in poi io farò le mie buone azioni in segreto; pregherò anche di più quando sono solo. Non giudicherò, per evitare di essere ingiusto verso i miei simili. Imparerò ad amare i miei nemici; non ho ancora veramente dominato questa pratica di assomigliare a Dio. Sebbene io veda Dio nelle altre religioni, trovo che nella ‘nostra religione’ egli è più bello, più amorevole, più misericordioso, più personale e più positivo. Ma soprattutto questo grande e glorioso Essere è il mio Padre spirituale; io sono suo figlio. E con nessun altro mezzo, se non il mio sincero desiderio di assomigliare a lui, alla fine lo troverò e lo servirò in eterno. Finalmente ho una religione con un Dio, un Dio meraviglioso, ed è un Dio di salvezza eterna.”



8. Le classi sociali

(792.5) 70:8.1 La disuguaglianza mentale e fisica degli esseri umani assicura l’apparizione di classi sociali. I soli mondi senza strati sociali sono i più primitivi ed i più avanzati. Una civiltà agli albori non ha ancora iniziato la differenziazione dei livelli sociali, mentre un mondo stabilizzato in luce e vita ha largamente superato queste divisioni dell’umanità, che sono così caratteristiche di tutte le tappe intermedie dell’evoluzione.
(792.6) 70:8.2 Via via che la società emergeva dallo stato selvaggio passando alla barbarie, i suoi componenti umani hanno teso a raggrupparsi in classi per le seguenti ragioni generali:
(792.7) 70:8.3 1. Naturali — contatto, parentela e matrimonio; le prime distinzioni sociali furono basate sul sesso, l’età ed il sangue — la parentela con il capo.
(792.Cool 70:8.4 2. Personali — il riconoscimento della capacità, della resistenza, dell’abilità e della forza d’animo; subito seguite dal riconoscimento della padronanza del linguaggio, della conoscenza e dell’intelligenza generale.
(792.9) 70:8.5 3. Casuali — la guerra e l’emigrazione portarono alla separazione dei gruppi umani. L’evoluzione delle classi fu fortemente influenzata dalle conquiste, dai rapporti tra vincitori e vinti, mentre la schiavitù portò alla prima divisione generale della società tra uomini liberi e schiavi.
(792.10) 70:8.6 4. Economiche — ricchi e poveri. La ricchezza ed il possesso di schiavi furono una base che generò una classe della società.
(792.11) 70:8.7 5. Geografiche — si formarono delle classi a seguito dell’insediamento urbano o rurale. Città e campagna hanno rispettivamente contribuito alla differenziazione tra allevatori-coltivatori e mercanti-industriali, con i loro punti di vista e reazioni divergenti.
(792.12) 70:8.8 6. Sociali — le classi si sono gradualmente formate secondo l’apprezzamento popolare del valore sociale dei differenti gruppi. Tra le prime divisioni di questo tipo c’erano le demarcazioni tra sacerdoti-educatori, governanti-guerrieri, capitalisti-mercanti, lavoratori comuni e schiavi. Lo schiavo non poteva mai diventare un capitalista, benché talvolta il salariato potesse scegliere di entrare nel ceto capitalista.
(793.1) 70:8.9 7. Professionali — a mano a mano che le professioni si moltiplicarono, ebbero tendenza a stabilire delle caste e delle corporazioni. I lavoratori si divisero in tre gruppi: le classi professionali, che includevano gli stregoni, poi gli operai qualificati, seguiti dagli operai comuni.
(793.2) 70:8.10 8. Religiose — i primi circoli di culto diedero origine a loro proprie classi all’interno dei clan e delle tribù; e la devozione ed il misticismo dei sacerdoti le hanno a lungo perpetuate come gruppo sociale separato.
(793.3) 70:8.11 9. Razziali — la presenza di due o più razze in una data nazione od unità territoriale produce generalmente delle caste di colore. Il sistema originario delle caste dell’India era basato sul colore, come lo era quello dell’antico Egitto.
(793.4) 70:8.12 10. Età — giovinezza e maturità. Nelle tribù il ragazzo era sotto la sorveglianza di suo padre fino a che questi viveva, mentre la ragazza era lasciata alle cure di sua madre fino al matrimonio.
(793.5) 70:8.13 Classi sociali flessibili e mutevoli sono indispensabili ad una civiltà in evoluzione, ma quando la classe diventa casta, quando i livelli sociali si fossilizzano, l’aumento di stabilità sociale si acquisisce con una diminuzione dell’iniziativa personale. La casta sociale risolve il problema di trovare il proprio posto nell’industria, ma diminuisce anche considerevolmente lo sviluppo individuale ed impedisce praticamente la cooperazione sociale.
(793.6) 70:8.14 Poiché le classi sociali si sono formate naturalmente, persisteranno fino a quando gli uomini non giungeranno a farle scomparire gradualmente per evoluzione mediante la manipolazione intelligente delle risorse biologiche, intellettuali e spirituali di una civiltà in progresso, quali:
(793.7) 70:8.15 1. Il rinnovamento biologico dei ceppi razziali — l’eliminazione selettiva delle linee umane inferiori. Ciò tenderà ad eliminare molte disuguaglianze umane.
(793.Cool 70:8.16 2. La formazione educativa dell’accresciuta capacità cerebrale che scaturirà da questo miglioramento biologico.
(793.9) 70:8.17 3. Lo stimolo religioso dei sentimenti di parentela e di fratellanza umana.
(793.10) 70:8.18 Ma queste misure possono portare i loro veri frutti solo nei lontani millenni del futuro, anche se molti miglioramenti sociali risulteranno immediatamente dall’intelligente, saggia e paziente manipolazione di questi fattori acceleratori del progresso culturale. La religione è la leva potente che solleva la civiltà dal caos, ma essa è impotente senza il fulcro di una mente sana e normale che poggia saldamente su un’eredità sana e normale.



(1131.7) 103:2.8 Quando un essere morale sceglie di essere altruista di fronte allo stimolo di essere egoista, fa la sua prima esperienza religiosa. Nessun animale può fare una tale scelta; questa decisione è umana e religiosa. Essa include il fatto della coscienza di Dio e mostra l’impulso al servizio sociale, base della fratellanza umana. Quando la mente sceglie un giudizio morale retto mediante un atto di libero arbitrio, tale decisione costituisce un’esperienza religiosa.

(1122.4) 102:3.8 La scienza si sforza vanamente di creare la fratellanza della cultura; la religione porta all’esistenza la fratellanza dello spirito. La filosofia si sforza di ottenere la fratellanza della saggezza; la rivelazione descrive la fratellanza eterna, il Corpo della Finalità del Paradiso.












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Messaggio Da Admin Sab Nov 02, 2019 2:35 pm

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(64.7) 5:2.4 È a causa di questo frammento di Dio che dimora in voi che potete sperare, via via che progredite nell’armonizzazione con le direttive spirituali dell’Aggiustatore, di discernere completamente la presenza ed il potere trasformatore delle altre influenze spirituali che vi circondano e vi lambiscono, ma che non operano come parte integrante di voi. Il fatto che non siate intellettualmente coscienti di uno stretto ed intimo contatto con l’Aggiustatore interiore non smentisce in alcun modo una tale sublime esperienza. La prova della fraternità con l’Aggiustatore divino consiste totalmente nella natura e nell’estensione dei frutti dello spirito che sono prodotti nell’esperienza di vita del singolo credente. “Voi li conoscerete dai loro frutti.”
(68.5) 5:5.2 La religione non si basa sui fatti della scienza, sugli obblighi della società, sulle ipotesi della filosofia, o sui doveri impliciti nella moralità. La religione è un regno indipendente di risposta umana alle situazioni della vita e compare infallibilmente in tutti gli stadi di sviluppo umano posteriori alla morale. La religione può permeare tutti e quattro i livelli di comprensione dei valori e di godimento della fraternità universale: il livello fisico o materiale dell’autopreservazione; il livello sociale od emotivo della fraternità; il livello morale, o del dovere, della ragione; il livello spirituale di coscienza della fraternità universale mediante l’adorazione divina.
(78.5) 6:6.2 Lo spirito è sempre cosciente, dotato di mente e provvisto di varie fasi d’identità. Senza la mente in una qualche fase non vi sarebbe coscienza spirituale nella fraternità degli esseri spirituali. L’equivalente della mente, la capacità di conoscere e di essere conosciuti, è innato nella Deità. La Deità può essere personale, prepersonale, superpersonale o impersonale, ma la Deità non è mai priva di mente, non è mai, cioè, quanto meno priva della capacità di comunicare con entità, esseri o personalità similari.
(192.4) 16:6.8 3. L’adorazione — il dominio spirituale della realtà dell’esperienza religiosa, la comprensione personale della fraternità divina, il riconoscimento dei valori spirituali, l’assicurazione della sopravvivenza eterna, l’ascesa dalla condizione di servi di Dio alla gioia e alla libertà dei figli di Dio. Questo è il più alto discernimento della mente cosmica, la forma reverenziale e adoratrice della discriminazione cosmica.
4. L’uomo posteriore al Figlio Magistrale
(594.4) 52:4.1 Sui pianeti normali e leali quest’era inizia con le razze mortali mescolate e biologicamente idonee. Non vi sono più problemi di razze o di colore; tutte le nazioni e tutte le razze sono letteralmente di uno stesso sangue. Fiorisce la fratellanza tra gli uomini e le nazioni imparano a vivere sulla terra in pace e tranquillità. Un tale mondo si trova alla vigilia di un grande e culminante sviluppo intellettuale.
(594.5) 52:4.2 Quando un mondo evoluzionario diviene in tal modo maturo per l’era magistrale, un membro dell’ordine superiore dei Figli Avonal fa la sua apparizione in missione magistrale. Il Principe Planetario ed i Figli Materiali hanno origine nell’universo locale; il Figlio Magistrale proviene dal Paradiso.
(594.6) 52:4.3 Quando gli Avonal del Paradiso vengono sulle sfere mortali per delle azioni giudiziarie, unicamente come giudici di una dispensazione, non sono mai incarnati. Ma quando vengono in missioni magistrali, almeno in quella iniziale, sono sempre incarnati, benché non facciano l’esperienza della nascita né muoiano della morte del regno. Su certi pianeti, nei casi in cui rimangono come governanti, essi possono continuare a vivere per intere generazioni. Quando le loro missioni sono concluse, essi abbandonano la loro vita planetaria e ritornano al loro precedente status di filiazione divina.
(594.7) 52:4.4 Ogni nuova dispensazione allarga l’orizzonte della religione rivelata ed i Figli Magistrali estendono la rivelazione della verità fino a descrivere gli affari dell’universo locale e di tutti i suoi tributari.
(594.Cool 52:4.5 Dopo la visitazione iniziale di un Figlio Magistrale le razze effettuano subito la loro liberazione economica. Il lavoro quotidiano necessario ad assicurare la propria indipendenza sarebbe rappresentato da due ore e mezza del vostro tempo. È del tutto sicuro liberare dei mortali così intelligenti ed etici. Tali popoli raffinati sanno bene come utilizzare il tempo libero per il proprio miglioramento e per il progresso planetario. Quest’era vede l’ulteriore purificazione dei ceppi razziali mediante la limitazione della riproduzione tra gli individui meno adatti e scarsamente dotati.
(595.1) 52:4.6 Il governo politico e l’amministrazione sociale delle razze continuano a migliorare; alla fine di quest’era l’autogoverno è abbastanza bene stabilizzato. Per autogoverno intendiamo il tipo più elevato di governo rappresentativo. Tali mondi propongono ed onorano soltanto quei capi e dirigenti che sono i più qualificati ad assumere responsabilità sociali e politiche.
(595.2) 52:4.7 Durante quest’epoca la maggior parte dei mortali del pianeta è abitata da Aggiustatori. Ma anche allora il conferimento dei Monitori divini non è sempre universale. Gli Aggiustatori destinati alla fusione non sono ancora conferiti a tutti i mortali planetari; è ancora necessario per le creature dotate di volontà scegliere i Monitori del Mistero.
(595.3) 52:4.8 Nel corso delle epoche terminali di questa dispensazione la società comincia a ritornare a forme di vita più semplici. La natura complessa di una civiltà in progresso segue il suo corso ed i mortali imparano a vivere più naturalmente ed efficacemente; e questa tendenza aumenta ad ogni epoca successiva. Questa è l’era in cui fioriscono l’arte, la musica e gli studi superiori. Le scienze fisiche hanno già raggiunto l’apice del loro sviluppo. La fine di quest’era su un mondo ideale vede la pienezza di un grande risveglio religioso, un’illuminazione spirituale del mondo intero. Questo risveglio generale della natura spirituale delle razze è il segnale per l’arrivo del Figlio di conferimento e per l’inaugurazione della quinta epoca dei mortali.
(595.4) 52:4.9 Su molti mondi succede che una sola missione magistrale non è sufficiente per preparare il pianeta alla venuta di un Figlio di conferimento. In tal caso ci sarà un secondo, oppure una successione di Figli Magistrali, ognuno dei quali farà progredire le razze da una dispensazione ad un’altra fino a che il pianeta non sia pronto per il dono del Figlio di conferimento. Nella seconda missione ed in quelle seguenti i Figli Magistrali possono essere incarnati o non esserlo. Ma indipendentemente da quanti Figli Magistrali possano apparire — e possono venirne anche dopo il Figlio di conferimento — l’avvento di ciascuno di loro segna la fine di una dispensazione e l’inizio di un’altra.
(595.5) 52:4.10 Queste dispensazioni dei Figli Magistrali durano ovunque da venticinquemila a cinquantamila anni del tempo di Urantia. Talvolta una tale epoca è molto più corta ed in rari casi anche più lunga. Ma nella pienezza dei tempi uno di questi stessi Figli Magistrali nascerà come Figlio di conferimento del Paradiso.
6. L’era di Urantia posteriore al conferimento
(597.2) 52:6.1 Il Figlio di conferimento è il Principe della Pace. Egli arriva con il messaggio “Pace in terra e buona volontà tra gli uomini”. Sui mondi normali questa è una dispensazione di pace generale; le nazioni non imparano più a fare la guerra. Ma tali influenze benefiche non hanno accompagnato la venuta del vostro Figlio di conferimento, Cristo Micael. Urantia non sta procedendo secondo l’ordine normale. Il vostro mondo ha perso il passo del procedere planetario. Il vostro Maestro, mentre era sulla terra, avvertì i suoi discepoli che la sua venuta non avrebbe portato l’usuale regno di pace su Urantia. Egli disse loro chiaramente che ci sarebbero stati “guerre e rumori di guerre”, e che si sarebbe sollevata nazione contro nazione. In un’altra circostanza disse: “Non crediate che io sia venuto a portare la pace sulla terra.
(597.3) 52:6.2 Anche sui mondi evoluzionari normali la realizzazione della fratellanza mondiale dell’uomo non è un risultato facile. Su un pianeta confuso e disordinato come Urantia un tale compimento richiede un tempo molto più lungo e necessita di uno sforzo molto maggiore. Un’evoluzione sociale può difficilmente raggiungere senza aiuto tali felici risultati su una sfera spiritualmente isolata. La rivelazione religiosa è essenziale alla realizzazione della fratellanza su Urantia. Mentre Gesù ha indicato la via per l’immediato raggiungimento della fratellanza spirituale, la realizzazione della fratellanza sociale sul vostro mondo dipende molto dal compimento delle trasformazioni personali e degli aggiustamenti planetari seguenti:
(597.4) 52:6.3 1. Fraternità sociale. Moltiplicazione dei contatti sociali internazionali ed interrazziali e delle associazioni fraterne per mezzo dei viaggi, del commercio e dei giochi di competizione. Sviluppo di un linguaggio comune e moltiplicazione dei plurilingue. Scambi razziali e nazionali di studenti, d’insegnanti, d’industriali e di filosofi religiosi.
(597.5) 52:6.4 2. Fecondazione intellettuale incrociata. La fratellanza è impossibile su un mondo i cui abitanti sono così primitivi da non riuscire a riconoscere la follia di un egoismo assoluto. Ci deve essere uno scambio di letteratura tra nazioni e razze. Ogni razza deve conoscere il pensiero di tutte le razze; ogni nazione deve conoscere i sentimenti di tutte le nazioni. L’ignoranza genera sospetto ed il sospetto è incompatibile con l’atteggiamento essenziale di simpatia e d’amore.
(597.6) 52:6.5 3. Risveglio etico. Solo la coscienza etica può smascherare l’immoralità dell’intolleranza umana e la peccaminosità delle lotte fratricide. Solo una coscienza morale può condannare i mali dell’invidia nazionale e della gelosia razziale. Solo degli esseri morali cercheranno sempre quell’intuizione spirituale che è essenziale per vivere la regola d’oro.
(598.1) 52:6.6 4. Saggezza politica. La maturità emotiva è indispensabile per l’autocontrollo. Solo la maturità emotiva garantirà la sostituzione delle tecniche internazionali di giudizio civilizzato all’arbitrato barbaro della guerra. Saggi uomini di Stato lavoreranno un giorno per il benessere dell’umanità anche quando si sforzeranno di promuovere l’interesse dei loro gruppi nazionali o razziali. La sagacia politica egoista è alla fine suicida — distruttiva di tutte quelle qualità durature che assicurano la sopravvivenza dei gruppi planetari.
(598.2) 52:6.7 5. Intuizione spirituale. La fratellanza dell’uomo, dopotutto, è fondata sul riconoscimento della paternità di Dio. La maniera più rapida di realizzare la fratellanza dell’uomo su Urantia è di effettuare la trasformazione spirituale dell’umanità attuale. La sola tecnica per accelerare la tendenza naturale dell’evoluzione sociale è quella di esercitare una pressione spirituale dall’alto, aumentando così il discernimento morale mediante l’elevazione della capacità dell’anima di ogni mortale di comprendere ed amare ogni altro mortale. La mutua comprensione e l’amore fraterno sono civilizzatori trascendenti e fattori potenti per la realizzazione mondiale della fratellanza dell’uomo.
(598.3) 52:6.8 Se poteste essere trasportati dal vostro mondo arretrato e confuso su qualche pianeta normale che si trova attualmente nell’era posteriore al Figlio di conferimento, voi credereste di essere stati trasferiti nel cielo delle vostre tradizioni. Non credereste di stare osservando il funzionamento evoluzionario normale di una sfera mortale abitata da esseri umani. Questi mondi sono inseriti nei circuiti spirituali del loro regno e godono di tutti i vantaggi delle trasmissioni dell’universo e dei servizi di riflettività del superuniverso.
(911.1) 81:6.36 Per mantenere una civiltà mondiale bisogna che gli esseri umani imparino a vivere insieme in pace ed in fraternità. Senza coordinazione efficace, la civiltà industriale è minacciata dai pericoli dell’ultraspecializzazione: monotonia, grettezza e tendenza ad ingenerare sfiducia e gelosia.
(1010.4) 92:5.16 Il futuro di Urantia sarà caratterizzato senza dubbio dall’apparizione d’insegnanti della verità religiosa — la Paternità di Dio e la fraternità di tutte le creature. Ma si deve sperare che gli ardenti e sinceri sforzi di questi futuri profeti saranno diretti meno verso il rafforzamento delle barriere interreligiose e più verso l’accrescimento della fratellanza religiosa dell’adorazione spirituale tra i numerosi seguaci delle differenti teologie intellettuali così caratteristiche di Urantia di Satania.
3. La religione e le persone religiose
(1088.2) 99:3.1 Il Cristianesimo primitivo era completamente libero da ogni implicazione civile, impegno sociale ed alleanza economica. Solo più tardi il Cristianesimo istituzionalizzato divenne una parte organica della struttura politica e sociale della civiltà occidentale.
(1088.3) 99:3.2 Il regno dei cieli non è né un ordine sociale né un ordine economico; esso è una fraternità esclusivamente spirituale d’individui che conoscono Dio. È tuttavia vero che una tale fraternità è in se stessa un nuovo e sorprendente fenomeno sociale accompagnato da stupefacenti ripercussioni politiche ed economiche.
(1489.1) 134:5.10 Urantia non godrà di una pace durevole fino a che le cosiddette nazioni sovrane non rimetteranno intelligentemente e pienamente i loro poteri sovrani nelle mani della fraternità degli uomini — il governo dell’umanità. L’internazionalismo — le Leghe delle Nazioni — non può mai portare una pace permanente all’umanità. Le confederazioni mondiali di nazioni impediranno efficacemente le guerre minori e controlleranno in modo accettabile le nazioni più piccole, ma non riusciranno ad impedire le guerre mondiali né a controllare i tre, quattro o cinque governi più potenti. Di fronte a conflitti reali, una di queste potenze mondiali si ritirerà dalla Lega e dichiarerà guerra. Non si può impedire alle nazioni di fare guerra finché restano contaminate dal virus illusorio della sovranità nazionale. L’internazionalismo è un passo nella direzione giusta. Una forza di polizia internazionale impedirà molte guerre minori, ma non sarà efficace per impedire le guerre maggiori, i conflitti tra i grandi governi militari della terra.
6. La legge, la libertà e la sovranità
(1490.4) 134:6.1 Se un uomo aspira alla libertà — alla vera libertà — deve ricordarsi che tutti gli altri uomini anelano alla stessa libertà. Dei gruppi di tali mortali che amano la vera libertà non possono vivere insieme in pace senza sottomettersi a leggi, regole e regolamenti che garantiscano ad ogni persona lo stesso grado di libertà, salvaguardando allo stesso tempo un uguale grado di libertà per tutti i loro simili mortali. Se un uomo vuole essere assolutamente libero, allora un altro deve diventare uno schiavo assoluto. E la natura relativa della libertà è vera nel campo sociale, economico e politico. La libertà è il dono della civiltà reso possibile dall’applicazione della LEGGE.
(1490.5) 134:6.2 La religione rende spiritualmente possibile realizzare la fratellanza degli uomini, ma è necessario un governo dell’umanità per regolare i problemi sociali, economici e politici associati a questa meta di felicità e di efficienza umane.
(1490.6) 134:6.3 Ci saranno guerre e rumori di guerra — una nazione insorgerà contro un’altra nazione — fintantoché la sovranità politica del mondo sarà divisa ed ingiustamente detenuta da un gruppo di Stati nazionali. L’Inghilterra, la Scozia ed il Galles furono sempre in lotta l’uno contro l’altro fino a quando non abbandonarono le loro rispettive sovranità, affidandole al Regno Unito.
(1490.7) 134:6.4 Un’altra guerra mondiale insegnerà alle cosiddette nazioni sovrane a formare una sorta di federazione, creando così il meccanismo per prevenire le piccole guerre, le guerre tra le nazioni minori. Ma le guerre mondiali continueranno fino alla creazione del governo dell’umanità. La sovranità globale impedirà le guerre globali — nient’altro può farlo.
(1490.Cool 134:6.5 I quarantotto Stati americani liberi vivono insieme in pace. Ci sono tra i cittadini di questi quarantotto Stati i rappresentanti delle varie nazionalità e razze che vivono nelle nazioni sempre in guerra dell’Europa. Questi Americani rappresentano quasi tutte le religioni e le sette religiose ed i culti dell’intero vasto mondo, e tuttavia qui nell’America del Nord essi vivono insieme in pace. E tutto ciò è reso possibile perché questi quarantotto Stati hanno rinunciato alla loro sovranità ed hanno abbandonato ogni nozione dei pretesi diritti all’autodeterminazione.
(1490.9) 134:6.6 Non è una questione di armamento o di disarmo. Nemmeno la questione di coscrizione o di servizio militare volontario c’entra in questi problemi di mantenimento della pace mondiale. Se si togliessero alle nazioni potenti tutte le forme di armamento meccanico moderno e tutti i tipi di esplosivi, esse si batterebbero con pugni, pietre e bastoni fintantoché rimanessero attaccate alle loro illusioni sul diritto divino alla sovranità nazionale.
(1491.1) 134:6.7 La guerra non è una grande e terribile malattia dell’uomo; la guerra è un sintomo, un risultato. La vera malattia è il virus della sovranità nazionale.
(1491.2) 134:6.8 Le nazioni di Urantia non hanno posseduto una sovranità reale; esse non hanno mai avuto una sovranità che le proteggesse dalle rovine e dalle devastazioni delle guerre mondiali. Nella creazione del governo globale dell’umanità le nazioni non dovranno abbandonare la loro sovranità, ma creare effettivamente una sovranità mondiale, reale, sincera e duratura che sarà da allora pienamente capace di proteggerle da tutte le guerre. Gli affari locali saranno trattati dai governi locali, gli affari nazionali dai governi nazionali, gli affari internazionali saranno amministrati dal governo globale.
(1491.3) 134:6.9 La pace mondiale non può essere mantenuta da trattati, dalla diplomazia, da politiche estere, da alleanze, da equilibri di potere, né da ogni altro tipo di espediente che faccia dei giochi di prestigio con le sovranità del nazionalismo. La legge mondiale deve venire all’esistenza e deve essere applicata da un governo mondiale — la sovranità di tutta l’umanità.
(1491.4) 134:6.10 L’individuo godrà di molta più libertà sotto un governo mondiale. Oggi i cittadini delle grandi potenze sono tassati, regolamentati e controllati in maniera quasi oppressiva, e gran parte di queste interferenze attuali nelle libertà individuali scomparirà quando i governi nazionali saranno disposti ad affidare la loro sovranità in materia di affari internazionali alle mani di un governo globale.
(1491.5) 134:6.11 Sotto un governo globale i gruppi nazionali avranno realmente occasione di realizzare e di godere le libertà personali di una democrazia autentica. L’inganno dell’autodeterminazione avrà termine. Con una regolamentazione globale delle monete e degli scambi commerciali verrà la nuova era di pace nel mondo intero. Potrà evolversi in breve tempo un linguaggio globale e ci sarà almeno qualche speranza di avere un giorno una religione globale — o delle religioni con una visione globale.
(1491.6) 134:6.12 La sicurezza collettiva non assicurerà mai la pace fino a che la collettività non ingloberà tutta l’umanità.
(1491.7) 134:6.13 La sovranità politica del governo rappresentativo dell’umanità porterà una pace durevole sulla terra, e la fraternità spirituale degli uomini assicurerà per sempre la buona volontà fra tutti gli uomini. Non esiste altro modo per mezzo del quale la pace sulla terra e la buona volontà tra gli uomini possano essere realizzate.
(1491.Cool 134:6.14 Dopo la morte di Cymboyton i suoi figli incontrarono grandi difficoltà per mantenere la pace tra il corpo insegnante. Le ripercussioni degli insegnamenti di Gesù sarebbero state molto più grandi se i successivi istruttori cristiani, che si unirono al corpo insegnante di Urmia, avessero dato prova di maggiore saggezza ed avessero esercitato maggiore tolleranza.
(1491.9) 134:6.15 Il figlio primogenito di Cymboyton aveva chiamato in aiuto Abner da Filadelfia, ma la scelta degli insegnanti da parte di Abner fu molto infelice, nel senso che si dimostrarono inflessibili ed intransigenti. Questi insegnanti cercarono di rendere la loro religione dominante sulle altre credenze. Essi non sospettarono mai che le conferenze del conduttore di carovane cui ci si riferiva così spesso fossero state tenute da Gesù stesso.
(1491.10) 134:6.16 Quando la confusione si accrebbe in seno alla facoltà, i tre fratelli ritirarono il loro appoggio finanziario, e dopo cinque anni la scuola chiuse. Fu riaperta più tardi come tempio mitraico e fu infine incendiata in occasione di una delle loro celebrazioni orgiastiche.

(1555.6) 139:4.13 Giovanni fu imprigionato parecchie volte e fu esiliato nell’Isola di Patmos per un periodo di quattro anni fino a che un nuovo imperatore prese il potere a Roma. Se Giovanni non fosse stato pieno di tatto ed avveduto, sarebbe stato sicuramente ucciso come lo fu il suo più esplicito fratello Giacomo. Con il passare degli anni, Giovanni, così come Giacomo il fratello del Signore, impararono ad essere saggiamente concilianti quando comparivano davanti ai magistrati civili. Essi scoprirono che una “risposta gentile allontana la collera”. Impararono anche a presentare la Chiesa come una “fraternità spirituale consacrata al servizio sociale dell’umanità” piuttosto che come “il regno dei cieli”. Essi insegnarono il servizio amorevole piuttosto che il potere sovrano — con regno e re.

(1702.3) 152:3.2 Questo forte clamore entusiasmò Pietro e quegli apostoli che conservavano ancora la speranza di vedere Gesù affermare il suo diritto a regnare. Ma queste false speranze non sarebbero vissute a lungo. Questo forte clamore della moltitudine aveva appena cessato di ripercuotersi sulle rocce vicine che Gesù salì su un’enorme pietra e, alzata la mano destra per attirare la loro attenzione, disse: “Figli miei, voi avete delle buone intenzioni, ma siete poco avveduti e rivolti alla materialità.” Ci fu una breve pausa; questo vigoroso Galileo era là in atteggiamento maestoso nell’incantevole splendore di quel tramonto orientale. Egli sembrava in tutto un re mentre proseguiva a dire a questa moltitudine trepidante: “Voi vorreste farmi re, non perché le vostre anime sono state illuminate da una grande verità, ma perché i vostri stomaci sono stati riempiti di pane. Quante volte vi ho detto che il mio regno non è di questo mondo? Il regno dei cieli che noi proclamiamo è una fraternità spirituale e nessuno la governa seduto su un trono materiale. Mio Padre che è nei cieli è il Sovrano infinitamente saggio ed onnipotente di questa fraternità spirituale dei figli di Dio sulla terra. Ho talmente sbagliato nel rivelarvi il Padre degli spiriti al punto che vorreste fare un re di suo Figlio incarnato! Ora ritornate tutti alle vostre case. Se avete bisogno di un re, che il Padre delle luci sia incoronato nel cuore di ciascuno di voi come Sovrano spirituale di tutte le cose.”

1. La preparazione dello scenario
(1707.4) 153:1.1 Una distinta assemblea accolse Gesù alle tre di questo bel pomeriggio di sabato nella nuova sinagoga di Cafarnao. Presiedeva Giairo e porse a Gesù le Scritture da leggere. Il giorno prima, cinquantatré Farisei e Sadducei erano arrivati da Gerusalemme; più di trenta capi e dirigenti delle sinagoghe vicine erano pure presenti. Questi capi religiosi ebrei agivano direttamente sotto gli ordini del Sinedrio di Gerusalemme e costituivano l’avanguardia ortodossa che era venuta a dichiarare guerra aperta a Gesù e ai suoi discepoli. Seduti a fianco di questi capi ebrei, sui seggi d’onore della sinagoga, c’erano gli osservatori ufficiali di Erode Antipa, che erano stati incaricati di accertare la verità sui preoccupanti resoconti che era stato fatto un tentativo da parte del popolino di proclamare Gesù re dei Giudei, laggiù nei domini di suo fratello Filippo.
(1708.1) 153:1.2 Gesù comprese che si trovava di fronte all’imminente dichiarazione di una guerra manifesta ed aperta da parte del crescente numero di suoi nemici, e decise audacemente di assumere l’offensiva. Quando aveva sfamato i cinquemila egli aveva sfidato le loro idee sul Messia materiale; ora scelse di nuovo di attaccare apertamente il loro concetto del liberatore degli Ebrei. Questa crisi, che iniziò con la nutrizione dei cinquemila e che terminò con questo sermone del sabato pomeriggio, segnò l’inversione della corrente della fama e dell’acclamazione popolare. D’ora in avanti l’opera del regno doveva consistere sempre di più nel compito più importante di conquistare convertiti spirituali durevoli alla fraternità veramente religiosa dell’umanità. Questo sermone segnò la crisi nella transizione dal periodo di discussione, di controversia e di decisione a quello di guerra aperta e di accettazione finale o di rifiuto finale.
(1732.1) 155:6.8 Ogni razza dell’umanità ha un suo punto di vista mentale sull’esistenza umana; la religione della mente deve perciò adattarsi sempre a questi vari punti di vista razziali. Le religioni d’autorità non arriveranno mai ad unificarsi. L’unità umana e la fratellanza dei mortali possono essere realizzate soltanto dal dono superiore della religione dello spirito. Le menti razziali possono differire, ma in tutta l’umanità risiede lo stesso spirito divino ed eterno. La speranza di una fraternità umana può essere realizzata solo quando, e nella misura in cui, le divergenti religioni mentali d’autorità diverranno impregnate e dominate dalla religione unificante e nobilitante dello spirito — la religione dell’esperienza spirituale personale.
(1732.2) 155:6.9 Le religioni d’autorità possono soltanto dividere gli uomini e porre le loro coscienze le une contro le altre; la religione dello spirito porterà progressivamente gli uomini ad avvicinarsi e li indurrà a divenire comprensivi ed amichevoli gli uni con gli altri. Le religioni d’autorità esigono dagli uomini uniformità di credenza, ma ciò è impossibile da realizzare allo stato attuale del mondo. La religione dello spirito esige soltanto unità d’esperienza — uniformità di destino — permettendo pienamente la diversità di credenza. La religione dello spirito richiede solo uniformità di discernimento, non uniformità di punti di vista e di opinione. La religione dello spirito non richiede uniformità di vedute intellettuali, ma solo unità di sentimento spirituale. Le religioni d’autorità si cristallizzano in credo inerti; la religione dello spirito si sviluppa nella gioia e nella libertà crescenti di atti nobilitanti di servizio amorevole e di assistenza misericordiosa.
(1732.3) 155:6.10 Ma state attenti che qualcuno di voi non consideri con sdegno i figli di Abramo perché sono caduti in questa triste situazione di sterile tradizione. I nostri antenati si erano dedicati alla persistente ed appassionante ricerca di Dio, ed essi l’hanno trovato come nessun’altra intera razza umana ha mai fatto dai tempi di Adamo, il quale conosceva bene queste cose poiché egli stesso era un Figlio di Dio. Mio Padre non ha mancato di notare la lunga ed infaticabile lotta d’Israele, fin dai tempi di Mosè, per trovare Dio e conoscere Dio. Generazioni di Ebrei si sono consumate senza cessare di faticare, di sudare, di gemere, di lavorare e di sopportare le sofferenze e di sperimentare i dispiaceri di un popolo incompreso e disprezzato, e tutto per potersi avvicinare un po’ di più alla scoperta della verità su Dio. E nonostante tutti gli insuccessi e le incertezze d’Israele, i nostri padri, da Mosè fino ai tempi di Amos ed Osea, hanno progressivamente rivelato al mondo intero un’immagine sempre più chiara e veridica del Dio eterno. E così fu preparata la via per la rivelazione ancora più grande del Padre alla quale siete stati chiamati a partecipare.
(1732.4) 155:6.11 Non dimenticate mai che c’è soltanto un’avventura che è più soddisfacente ed appassionante del tentativo di scoprire la volontà del Dio vivente, ed è l’esperienza suprema di tentare onestamente di fare quella volontà divina. E non scordatevi che la volontà di Dio può essere fatta in ogni occupazione terrena. Non vi sono alcuni mestieri sacri ed altri profani. Tutte le cose sono sacre nella vita di coloro che sono guidati dallo spirito; cioè subordinati alla verità, nobilitati dall’amore, dominati dalla misericordia e temperati dall’equità — dalla giustizia. Lo spirito che mio Padre ed io manderemo nel mondo non è soltanto lo Spirito della Verità, ma anche lo spirito della bellezza idealistica.
(1732.5) 155:6.12 Dovete smettere di cercare la parola di Dio solo nelle pagine dei vecchi libri dell’autorità teologica. Coloro che sono nati dallo spirito di Dio discerneranno d’ora in poi la parola di Dio indipendentemente dalla sua origine apparente. La verità divina non deve essere sminuita perché il canale da cui è donata è apparentemente umano. Molti dei vostri fratelli hanno menti che accettano la teoria di Dio, ma non riescono a realizzare spiritualmente la presenza di Dio. Ed è proprio questa la ragione per cui vi ho insegnato così spesso che il regno dei cieli può essere realizzato nel modo migliore acquisendo l’atteggiamento spirituale di un bambino sincero. Non è l’immaturità mentale del bambino che vi raccomando, ma piuttosto la semplicità spirituale di un tale piccolo che crede facilmente e che ha piena fiducia. Non è così importante che voi conosciate il fatto dell’esistenza di Dio quanto che cresciate sempre di più nella capacità di sentire la presenza di Dio.
(1733.1) 155:6.13 Una volta che avrete cominciato a scoprire Dio nella vostra anima, non tarderete a scoprirlo nell’anima degli altri uomini ed infine in tutte le creature e le creazioni di un possente universo. Ma quale possibilità ha il Padre di apparire come un Dio di fedeltà supreme e d’ideali divini nelle anime di uomini che dedicano poco o nulla del loro tempo alla contemplazione riflessiva di tali realtà eterne? Benché la mente non sia la sede della natura spirituale, è in verità la porta che conduce ad essa.
(1733.2) 155:6.14 Ma non commettete l’errore di tentare di provare agli altri che avete trovato Dio; voi non potete produrre coscientemente tale prova valida. Tuttavia esistono due dimostrazioni positive e potenti del fatto che conoscete Dio, e sono:
(1733.3) 155:6.15 1. I frutti dello spirito di Dio che appaiono nella vostra vita quotidiana ordinaria.
(1733.4) 155:6.16 2. Il fatto che l’intero vostro piano di vita fornisce la prova positiva che avete rischiato senza riserve tutto ciò che siete e che possedete nell’avventura della sopravvivenza dopo la morte, inseguendo la speranza di trovare il Dio dell’eternità, di cui avete già pregustato la presenza nel tempo.
(1733.5) 155:6.17 Ora, senza dubbio, mio Padre risponderà sempre al più flebile barlume di fede. Egli prende nota delle emozioni fisiche e superstiziose dell’uomo primitivo. E con quelle anime oneste ma timorose la cui fede è così debole da non rappresentare che poco più di un conformismo intellettuale ad un atteggiamento passivo di assenso alle religioni d’autorità, il Padre è sempre vigilante per onorare e sostenere anche tutti questi deboli tentativi di giungere a lui. Ma da voi che siete stati tratti dalle tenebre alla luce ci si aspetta che crediate con tutto il cuore; la vostra fede dominerà gli atteggiamenti congiunti del corpo, della mente e dello spirito.
(1733.6) 155:6.18 Voi siete miei apostoli, e per voi la religione non diverrà un rifugio teologico dove poter fuggire per paura di affrontare le rudi realtà del progresso spirituale e dell’avventura idealistica. La vostra religione diverrà piuttosto il fatto di un’esperienza reale che testimonia che Dio vi ha trovati, idealizzati, nobilitati e spiritualizzati, e che voi vi siete arruolati nell’avventura eterna di trovare il Dio che vi ha in tal modo trovati e presi per figli.
(1733.7) 155:6.19 E quando Gesù ebbe finito di parlare fece segno ad Andrea, e indicando l’ovest verso la Fenicia disse: “Mettiamoci in cammino.”

4. L’addio ai settanta
(1804.5) 163:4.1 Fu un momento commovente al campo di Magadan il giorno in cui i settanta partirono per la loro prima missione. Quel mattino presto, nel suo ultimo incontro con i settanta, Gesù pose in risalto i seguenti punti:
(1804.6) 163:4.2 1. Il vangelo del regno deve essere proclamato a tutto il mondo, ai Gentili come agli Ebrei.
(1804.7) 163:4.3 2. Nel curare gli ammalati, astenetevi dall’insegnare di aspettarsi miracoli.
(1805.1) 163:4.4 3. Proclamate una fraternità spirituale dei figli di Dio, non un regno esteriore di potere terreno e di gloria materiale.
(1805.2) 163:4.5 4. Evitate di perdere tempo con eccessivi incontri sociali ed altre banalità che possono distrarvi dalla consacrazione totale alla predicazione del vangelo.
(1805.3) 163:4.6 5. Se la prima casa che avete scelto come base per le vostre attività si rivela una casa degna, dimoratevi per tutto il vostro soggiorno in quella città.
(1805.4) 163:4.7 6. Spiegate a tutti i credenti fedeli che è giunto il momento di un’aperta rottura con i capi religiosi degli Ebrei di Gerusalemme.
(1805.5) 163:4.8 7. Insegnate che il dovere totale dell’uomo è riassunto in quest’unico comandamento: ama il Signore Dio tuo con tutta la tua mente e con tutta la tua anima, ed il prossimo tuo come te stesso. (Essi dovevano insegnare questo come dovere totale dell’uomo al posto delle 613 regole di vita esposte dai Farisei.)
(1805.6) 163:4.9 Dopo che Gesù ebbe parlato così ai settanta in presenza di tutti gli apostoli e i discepoli, Simon Pietro li prese da parte e predicò loro il sermone di ordinazione, che era un’elaborazione delle raccomandazioni fatte dal Maestro nel momento in cui impose le mani su di loro e li selezionò come messaggeri del regno. Pietro esortò i settanta a coltivare nella loro esperienza le seguenti virtù:
(1805.7) 163:4.10 1. Devozione consacrata. Pregare sempre perché un maggior numero di operai sia inviato nella messe del vangelo. Egli spiegò che se uno prega così sarà più probabile che dica: “Eccomi; mandami.” Egli raccomandò loro di non dimenticare la loro adorazione quotidiana.
(1805.Cool 163:4.11 2. Vero coraggio. Egli li avvertì che avrebbero incontrato ostilità e che sarebbero stati certamente perseguitati. Pietro disse che la loro missione non era un’impresa per codardi e consigliò a coloro che avevano paura di rinunciare prima di partire. Ma nessuno si tirò indietro.
(1805.9) 163:4.12 3. Fede e fiducia. Essi dovevano partire per questa breve missione completamente privi di tutto; dovevano avere fiducia nel Padre per il cibo, l’alloggio e tutte le altre cose necessarie.
(1805.10) 163:4.13 4. Zelo ed iniziativa. Essi dovevano essere pieni di zelo e d’intelligente entusiasmo; dovevano occuparsi esclusivamente degli affari del loro Maestro. Il saluto orientale era una cerimonia lunga ed elaborata; perciò erano state date loro istruzioni di “non salutare nessuno per strada”, che era un modo comune per esortare qualcuno a badare ai propri affari senza perdere tempo. Ciò non aveva niente a che fare con i saluti amichevoli.
(1805.11) 163:4.14 5. Gentilezza e cortesia. Il Maestro aveva ordinato loro di evitare inutili perdite di tempo in cerimonie sociali, ma aveva raccomandato cortesia verso tutti coloro con cui fossero venuti in contatto. Essi dovevano mostrarsi estremamente gentili con coloro che li avessero ospitati nelle loro case. Essi furono severamente avvertiti contro il lasciare una famiglia modesta per essere ospitati presso una più soddisfacente o più influente.
(1805.12) 163:4.15 6. Assistenza agli ammalati. I settanta furono incaricati da Pietro di cercare gli ammalati di mente e di corpo e di fare quanto era in loro potere per alleviare o guarire le loro malattie.
(1805.13) 163:4.16 E dopo aver ricevuto questi ordini ed istruzioni, essi partirono a due a due per la loro missione in Galilea, nella Samaria e in Giudea.
(1806.1) 163:4.17 Benché gli Ebrei avessero un riguardo particolare per il numero settanta, poiché consideravano talvolta che le nazioni del mondo pagano fossero settanta, e benché questi settanta messaggeri stessero portando il vangelo a tutti i popoli, per quello che possiamo discernere noi, fu soltanto una semplice coincidenza che questo gruppo fosse esattamente di settanta membri. Gesù ne avrebbe certamente accettato non meno di un’altra mezza dozzina, ma essi non vollero pagarne il prezzo abbandonando i loro beni e le loro famiglie.

(1861.6) 170:2.24 All’epoca in cui l’apostolo Giovanni cominciò a scrivere la storia della vita e degli insegnamenti di Gesù, i primi cristiani avevano avuto così tanti problemi con l’idea del regno di Dio come generatrice di persecuzioni che avevano largamente abbandonato l’uso del termine. Giovanni parla molto della “vita eterna”. Gesù ne parlò spesso come del “regno della vita”. Sovente egli faceva anche allusione al “regno di Dio dentro di voi”. Egli parlò una volta di una tale esperienza come di “comunione familiare con Dio il Padre”. Gesù cercò di sostituire molti termini alla parola regno, ma sempre senza successo. Tra gli altri egli usò: la famiglia di Dio, la volontà del Padre, gli amici di Dio, la comunità dei credenti, la fraternità degli uomini, l’ovile del Padre, i figli di Dio, la comunità dei fedeli, il servizio del Padre ed i figli liberati di Dio.

4. L’insegnamento di Gesù sul regno
(1862.9) 170:4.1 Gesù non diede mai una definizione precisa del regno. Talvolta egli parlò di una fase del regno e altre volte discusse un aspetto differente della fratellanza del regno di Dio nel cuore degli uomini. Nel corso del sermone di questo sabato pomeriggio Gesù indicò non meno di cinque fasi, od epoche, del regno, ed esse erano:
(1862.10) 170:4.2 1. L’esperienza personale ed interiore della vita spirituale della comunione del singolo credente con Dio il Padre.
(1863.1) 170:4.3 2. L’ampliamento della fraternità dei credenti del vangelo, gli aspetti sociali della morale superiore e dell’etica vivificata risultanti dal regno dello spirito di Dio nel cuore dei singoli credenti.
(1863.2) 170:4.4 3. La fraternità supermortale degli esseri spirituali invisibili che prevale sulla terra ed in cielo, il regno superumano di Dio.
(1863.3) 170:4.5 4. La prospettiva del compimento più perfetto della volontà di Dio, il progresso verso l’aurora di un nuovo ordine sociale in connessione con una vita spirituale migliorata — l’era successiva dell’uomo.
(1863.4) 170:4.6 5. Il regno nella sua pienezza, la futura era spirituale di luce e vita sulla terra.
(1863.5) 170:4.7 Per questo noi dobbiamo sempre analizzare l’insegnamento del Maestro per accertare a quale di queste cinque fasi egli si riferisca quando fa uso del termine regno dei cieli. Con questo processo di cambiamento graduale della volontà dell’uomo e modificando in tal modo le decisioni umane, Micael ed i suoi associati cambiano similmente, con gradualità ma con certezza, l’intero corso dell’evoluzione umana, sociale ed altra.
(1863.6) 170:4.8 In questa occasione il Maestro pose l’accento sui cinque punti seguenti che rappresentano le caratteristiche cardinali del vangelo del regno:
(1863.7) 170:4.9 1. La preminenza dell’individuo.
(1863.Cool 170:4.10 2. La volontà come fattore determinante nell’esperienza umana.
(1863.9) 170:4.11 3. La comunione spirituale con Dio il Padre.
(1863.10) 170:4.12 4. Le soddisfazioni supreme del servizio amorevole dell’uomo.
(1863.11) 170:4.13 5. La trascendenza dello spirituale sul materiale nella personalità umana.
(1863.12) 170:4.14 Questo mondo non ha mai seriamente, sinceramente od onestamente messo alla prova queste idee dinamiche e questi ideali divini della dottrina di Gesù del regno dei cieli. Ma voi non dovreste lasciarvi scoraggiare dall’apparente lentezza del progresso dell’idea del regno su Urantia. Ricordatevi che l’ordine di evoluzione progressiva è soggetto a cambiamenti periodici, improvvisi ed inattesi sia nel mondo materiale che in quello spirituale. Il conferimento di Gesù come Figlio incarnato fu proprio uno di questi eventi strani ed inattesi nella vita spirituale del mondo. Né commettete l’errore fatale, cercando la manifestazione del regno nell’era contemporanea, di omettere di stabilirla nella vostra anima.
(1863.13) 170:4.15 Anche se Gesù fece allusione ad una fase del regno nel futuro e dichiarò in numerose occasioni che un tale evento poteva apparire come parte di una crisi mondiale; e sebbene egli promise con tutta certezza, in parecchie occasioni, che un giorno sarebbe sicuramente tornato su Urantia, si dovrebbe tenere presente che egli non ha mai collegato positivamente queste due idee. Egli promise una nuova rivelazione del regno sulla terra in un dato momento del futuro; promise anche che un giorno sarebbe tornato su questo mondo di persona; ma non disse che questi due avvenimenti sarebbero coincisi. Da quello che sappiamo queste promesse possono, o non possono, riferirsi allo stesso avvenimento.
(1863.14) 170:4.16 I suoi apostoli e discepoli collegarono molto certamente questi due insegnamenti. Quando il regno non si materializzò come loro avevano sperato, si ricordarono l’insegnamento del Maestro concernente un regno futuro, e rammentando la sua promessa di ritornare, conclusero subito che queste promesse si riferivano ad uno stesso evento. Essi quindi vissero nella speranza della sua seconda venuta immediata per instaurare il regno nella sua pienezza e con potenza e gloria. E così generazioni successive di credenti hanno vissuto sulla terra con la stessa ispirante ma deludente speranza.
(1865.4) 170:5.14 Quando i discepoli immediati di Gesù riconobbero il loro fallimento parziale nel realizzare il suo ideale dell’instaurazione del regno nel cuore degli uomini mediante il governo e la guida dello spirito del singolo credente, cercarono di evitare che il suo insegnamento andasse interamente perduto, sostituendo all’ideale del regno del Maestro la creazione graduale di un’organizzazione sociale visibile, la Chiesa cristiana. E quando ebbero completato questo programma di sostituzione, al fine di mantenere la coerenza ed assicurare il riconoscimento dell’insegnamento del Maestro sul fatto del regno, essi procedettero a collocare il regno nel futuro. La Chiesa, appena fu bene stabilizzata, cominciò ad insegnare che il regno sarebbe apparso in realtà al culmine dell’era cristiana, alla seconda venuta di Cristo.
(1865.5) 170:5.15 In questo modo il regno divenne il concetto di un’era, l’idea di una visitazione futura, e l’ideale della redenzione finale dei santi dell’Altissimo. I cristiani primitivi (e troppi di quelli successivi) persero generalmente di vista l’idea di Padre-e-figlio incorporata nell’insegnamento di Gesù sul regno, mentre vi sostituivano la comunità sociale bene organizzata della Chiesa. La Chiesa divenne così, nel complesso, una fraternità sociale che rimpiazzò effettivamente il concetto e l’ideale di Gesù di una fraternità spirituale.

(1866.2) 170:5.19 Presto o tardi un altro e più grande Giovanni il Battista dovrà sorgere proclamando “il regno di Dio è a portata di mano” — intendendo un ritorno all’alto concetto spirituale di Gesù, il quale proclamò che il regno è la volontà di suo Padre celeste, dominante e trascendente, nel cuore dei credenti — e facendo tutto ciò senza riferirsi in alcun modo né alla Chiesa visibile sulla terra né alla prevista seconda venuta di Cristo. Deve avvenire un risveglio degli insegnamenti effettivi di Gesù, una riesposizione tale da distruggere il lavoro dei suoi primi discepoli, che si occuparono di creare un sistema sociofilosofico di credenze concernenti il fatto del soggiorno di Micael sulla terra. In breve tempo l’insegnamento di questa storia a proposito di Gesù soppiantò quasi del tutto la predicazione del vangelo di Gesù sul regno. In questo modo una religione storica rimpiazzò l’insegnamento in cui Gesù aveva fuso le idee morali e gli ideali spirituali più elevati degli uomini con le loro speranze più sublimi per il futuro — la vita eterna. E questo era il vangelo del regno.
(1866.3) 170:5.20 È proprio perché il vangelo di Gesù fu così poliedrico che nello spazio di pochi secoli gli studiosi degli scritti dei suoi insegnamenti si divisero in così tanti culti e sette. Questa penosa suddivisione dei credenti cristiani risulta dall’incapacità di discernere nei molteplici insegnamenti del Maestro l’unicità divina della sua incomparabile vita. Ma un giorno i veri credenti in Gesù non saranno così divisi spiritualmente nel loro atteggiamento verso i non credenti. Ci può sempre essere diversità di comprensione e d’interpretazione intellettuale, anche diversi gradi di socializzazione, ma la mancanza di fratellanza spirituale è imperdonabile e riprovevole.
(1866.4) 170:5.21 Non ingannatevi! Negli insegnamenti di Gesù c’è una natura eterna che non permetterà loro di rimanere per sempre sterili nel cuore degli uomini riflessivi. Il regno che Gesù aveva concepito è in larga misura fallito sulla terra; per il momento, una Chiesa esteriore ha preso il suo posto; ma voi dovreste comprendere che questa Chiesa è solo lo stato embrionale del contrastato regno spirituale, che porterà attraverso quest’era materiale fino ad una dispensazione più spirituale in cui gli insegnamenti del Maestro godranno di maggiori opportunità per svilupparsi. In tal modo la cosiddetta Chiesa cristiana diviene il bozzolo in cui dorme attualmente il concetto di Gesù del regno. Il regno della fraternità divina è ancora vivo ed alla fine uscirà certamente da questa lunga sommersione, altrettanto sicuramente quanto la farfalla emerge alla fine come la splendida evoluzione della sua meno attraente creatura da cui si è metamorficamente sviluppata.

(1929.3) 178:1.2 I regni di questo mondo, essendo materiali, possono spesso trovare necessario impiegare la forza fisica per l’applicazione delle loro leggi ed il mantenimento dell’ordine. Nel regno dei cieli i veri credenti non ricorreranno all’impiego della forza fisica. Il regno dei cieli, essendo una fraternità spirituale di figli di Dio nati dallo spirito, può essere promulgato soltanto dal potere dello spirito. Questa distinzione di procedura si riferisce alle relazioni tra il regno dei credenti ed i regni del governo secolare, e non annulla il diritto dei gruppi sociali di credenti di mantenere l’ordine nelle loro fila e di disciplinare i loro membri ribelli e indegni.
(1929.4) 178:1.3 Non c’è niente d’incompatibile tra la filiazione nel regno spirituale e la cittadinanza nel governo secolare o civile. È dovere del credente rendere a Cesare le cose che sono di Cesare e a Dio le cose che sono di Dio. Non può esservi alcun disaccordo tra queste due esigenze, l’una essendo materiale e l’altra spirituale, a meno che non avvenga che un Cesare pretenda di usurpare le prerogative di Dio e non esiga che gli si renda un omaggio spirituale ed un culto supremo. In tal caso voi adorerete soltanto Dio, mentre cercherete d’illuminare questi capi terreni sviati portandoli così anche a riconoscere il Padre che è nei cieli. Voi non renderete un culto spirituale ai capi terreni; né impiegherete le forze fisiche di governi terreni, i cui capi possono un giorno divenire dei credenti, nel compito di far progredire la missione del regno spirituale.
(1930.1) 178:1.4 La filiazione nel regno, dal punto di vista di una civiltà in progresso, dovrebbe aiutarvi a divenire i cittadini ideali dei regni di questo mondo, poiché la fratellanza ed il servizio sono le pietre angolari del vangelo del regno. L’appello all’amore del regno spirituale dovrebbe rivelarsi come il distruttore efficace della spinta all’odio dei cittadini non credenti e bellicosi dei regni terreni. Ma questi figli materialisti che vivono nelle tenebre non conosceranno mai la vostra luce spirituale di verità se voi non vi accostate strettamente a loro con quel servizio sociale disinteressato che è il risultato naturale della produzione dei frutti dello spirito nell’esperienza di vita di ogni singolo credente.
(1930.2) 178:1.5 In quanto uomini mortali e materiali, voi siete in verità cittadini dei regni terreni, e dovreste essere buoni cittadini, i migliori essendo voi divenuti figli spirituali rinati del regno celeste. In quanto figli del regno dei cieli illuminati dalla fede e liberati dallo spirito, voi siete di fronte ad una duplice responsabilità, il dovere verso gli uomini e il dovere verso Dio, mentre assumete volontariamente un terzo obbligo sacro, quello di servire la fraternità dei credenti che conoscono Dio.



1. Il nuovo comandamento
(1944.4) 180:1.1 Dopo pochi istanti di conversazione informale, Gesù si alzò e disse: “Quando vi ho rappresentato una parabola indicante come dovreste essere disposti a servirvi l’un l’altro, ho detto che desideravo darvi un nuovo comandamento; e vorrei farlo ora che sto per lasciarvi. Voi conoscete bene il comandamento che ordina di amarvi l’un l’altro; di amare il vostro prossimo come voi stessi. Ma io non sono pienamente soddisfatto nemmeno di questa devozione sincera da parte dei miei figli. Vorrei vedervi compiere degli atti d’amore ancora più grandi nel regno della fraternità dei credenti. E così vi do questo nuovo comandamento: che vi amiate l’un l’altro come io ho amato voi. E da ciò tutti gli uomini sapranno che siete miei discepoli, se vi amate così l’un l’altro.
(1944.5) 180:1.2 Dandovi questo nuovo comandamento, io non pongo alcun fardello nuovo sulle vostre anime; vi porto piuttosto una nuova gioia e vi do la possibilità di provare un nuovo piacere conoscendo le delizie dell’effusione dell’affetto del vostro cuore sui vostri simili. Io sto per provare la gioia suprema, pur soffrendo di afflizioni esteriori, nell’effusione del mio affetto su di voi e sui vostri simili mortali.
(1944.6) 180:1.3 “Quando v’invito ad amarvi l’un l’altro, così come io ho amato voi, vi presento la misura suprema del vero affetto, perché nessuno può avere un amore più grande di questo: di essere disposto a dare la sua vita per i suoi amici. Ed ora, voi siete miei amici e continuerete ad esserlo se siete disposti a fare ciò che vi ho insegnato. Voi mi avete chiamato Maestro, ma io non vi chiamo servi. Se solo vi amerete l’un l’altro come io amo voi, sarete miei amici ed io vi dirò sempre ciò che il Padre mi rivela.
(1945.1) 180:1.4 “Non soltanto voi avete scelto me, ma anch’io ho scelto voi, e vi ho ordinato di andare nel mondo a produrre i frutti del servizio amorevole verso i vostri simili, come io ho vissuto tra voi e vi ho rivelato il Padre. Il Padre ed io lavoreremo entrambi con voi, e voi sperimenterete la pienezza divina della gioia se solo obbedirete al mio comando di amarvi l’un l’altro così come io ho amato voi.”
(1945.2) 180:1.5 Se volete condividere la gioia del Maestro dovrete condividere il suo amore. E condividere il suo amore significa aver condiviso il suo servizio. Una tale esperienza d’amore non vi libera dalle difficoltà di questo mondo; essa non crea un mondo nuovo, ma con tutta certezza rende il vecchio mondo nuovo.
(1945.3) 180:1.6 Ricordatevi che è la fedeltà e non il sacrificio che Gesù chiede. La coscienza del sacrificio implica l’assenza di quell’affetto sincero che avrebbe fatto di un tale servizio amorevole una gioia suprema. L’idea del dovere significa che siete intenzionati a servire e quindi non provate la potente eccitazione di compiere il vostro servizio come un amico e per un amico. L’impulso dell’amicizia trascende ogni convinzione del dovere, ed il servizio di un amico per un amico non può mai essere qualificato un sacrificio. Il Maestro aveva insegnato agli apostoli che sono i figli di Dio. Egli li aveva chiamati fratelli, ed ora, prima di lasciarli, li chiama suoi amici.
(1950.2) 180:5.7 Nel regno della fraternità credente di coloro che amano la verità e che conoscono Dio, questa regola d’oro acquisisce qualità viventi di realizzazione spirituale su quei livelli superiori d’interpretazione che portano i figli mortali di Dio a considerare questa ingiunzione del Maestro come la richiesta che essi si relazionino con i propri simili in modo che questi stessi traggano il maggior beneficio possibile dal loro contatto con i credenti. Questa è l’essenza della vera religione: che amiate il vostro prossimo come voi stessi.
(2017.4) 188:4.9 Tutto questo concetto di espiazione e di salvezza sacrificale è radicato e fondato nell’egoismo. Gesù insegnò che il servizio verso i propri simili è il concetto più elevato della fraternità dei credenti nello spirito. La salvezza dovrebbe essere considerata come acquisita da coloro che credono nella paternità di Dio. La principale preoccupazione del credente non dovrebbe essere il desiderio egoista della salvezza personale, ma piuttosto il bisogno altruista di amare, e perciò di servire, i propri simili, come Gesù ha amato e servito gli uomini mortali.
(2017.5) 188:4.10 I credenti sinceri non si preoccupano nemmeno tanto della punizione futura del peccato. Il vero credente s’interessa soltanto dell’attuale separazione da Dio. È vero, dei padri saggi possono castigare i loro figli, ma fanno tutto ciò con amore e a scopo correttivo. Essi non puniscono con collera, né castigano per punizione.
(2083.6) 195:9.10 Il Cristianesimo è minacciato di morte lenta dal formalismo, dall’eccesso di organizzazione, dall’intellettualismo e da altre tendenze non spirituali. La Chiesa cristiana moderna non è una fraternità di credenti dinamici come quella che Gesù aveva incaricato continuamente di effettuare la trasformazione spirituale delle generazioni successive dell’umanità.
(2083.7) 195:9.11 Il cosiddetto Cristianesimo è divenuto un movimento sociale e culturale come pure una credenza ed una pratica religiosa. La corrente del Cristianesimo moderno drena molto dell’antico acquitrino pagano e molto della palude barbarica; molti vecchi spartiacque culturali confluiscono in questa corrente culturale odierna, come pure degli altopiani della Galilea che sono considerati essere la sua sorgente esclusiva.
(2084.6) 195:10.6 La chiamata all’avventura di costruire una società umana nuova e trasformata per mezzo della rinascita spirituale della fraternità del regno di Gesù, dovrebbe stimolare tutti coloro che credono in lui quanto gli uomini non lo sono mai stati dall’epoca in cui andavano in giro sulla terra come suoi compagni nella carne.
(2085.3) 195:10.11 Il Cristianesimo è seriamente posto di fronte alla sentenza incorporata in uno dei suoi stessi slogan: “Una casa divisa contro se stessa non può sussistere.” Il mondo non cristiano difficilmente capitolerà davanti ad una cristianità divisa in sette. Il Gesù vivente è la sola speranza di una possibile unificazione del Cristianesimo. La vera Chiesa — la fraternità di Gesù — è invisibile, spirituale ed è caratterizzata dall’unità, non necessariamente dall’uniformità. L’uniformità è il marchio del mondo fisico di natura meccanicista. L’unità spirituale è il frutto dell’unione per fede con il Gesù vivente. La Chiesa visibile dovrebbe rifiutare di continuare ad ostacolare il progresso della fraternità invisibile e spirituale del regno di Dio. E questa fratellanza è destinata a diventare un organismo vivente in contrasto con un’organizzazione sociale istituzionalizzata. Essa può utilizzare benissimo tali organizzazioni sociali, ma non deve essere soppiantata da loro.

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